Parigi – Un orizzonte nero per la crescita italiana, almeno per tutto il 2014. Secondo le ultime previsioni dell’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’Italia rimarrà anche quest’anno in recessione, con un PIL che si contrarrà dello 0,4% dopo il – 1,8% del 2013. La doccia è tanto più fredda se si pensa che a maggio l’organizzazione che riunisce i paesi più industrializzati del mondo prevedeva che l’economia italiana concludesse l’anno con un più 0,5% .
Un ribasso ancora più accentuato si fa sentire anche sulle previsioni per il 2015: nel suo ‘Interim Economic Assessment, gli economisti dell’Ocse si attendono a una crescita dello 0,1%, contro la stima del +1,1% . Cioé nel giro di 4 mesi si è perso un punto intero, una stima che lascia l’Italia con la prospettiva di un ristagno della sua economia dopo due anni di recessione. Certo nel documento pubblicato oggi l’organizzazione rivede al ribasso non solo le stime per l’Italia ma anche quello dell’Eurozona (dall’1,2 di maggio allo 0,8% nel 2014 e dall’1,7% all’1,1% nel 2015) ma il nostro paese, stando a queste previsioni, è però l’unico dei grandi paesi industrializzati a registrare un andamento negativo della sua economia.
A fare ostacoli alla ripresa, e non solo in Italia sono sempre la mancanza di riforme e di flessibilità. La debolezza della domanda fa temere all’Ocse che la zona euro, dove ci si avvertono timidi segnali di ripresa vada incontro a un periodo di deflazione e di un prolungato ristagno delle economie, uno spauracchio che richiederebbe a suo avviso un più accentuato supporto monetario.. A livello mondiale l’organizzazione ritiene che sia in corso una “moderata” ripresa, con una crescita negli Usa, in Gran Bretagna e Canada da ridurre ulteriormente la disoccupazione.
A bocciare l’economia italiana ci ha pensato oggi anche l’agenzia di rating Standard and Poor: se a giugno prevedeva una crescita dello 0,5% nel 2014 ora prevede che rimarrà al palo. A causa dei “deludenti” risultati del secondo trimestre ha “tagliato” le sue stime di crescita anche a Francia e Olanda ma non a Germania, Belgio e Spagna.