Secondo un sondaggio effettuato dopo che un ministro aveva dichiarato che lo stato era ‘in fallimento’’, solo il 33% ha infatti ritenuto non giustificato il suo allarme mentre il 63% lo ha ritenuto fondato. A riproporre un dibattito sullo stato delle finanze pubbliche era stato il ministro del lavoro Michel Sapin che ha poi fatto marcia indietro. Ma gli interrogativi sono rimasti e non solo perché parole come rigore o fallimento sono tabù oltralpe. Lo apprese a sue spese nel 2007 l’allora primo ministro Francois Fillon che per aver adombrato lo spettro del fallimento dello stato aveva suscitato accese polemiche anche all’interno della maggioranza. Resta il fatto che i conti pubblici del paese hanno conosciuto tempi migliori.
“Quello che voleva dire Sapin è che la situazione delle finanze pubbliche è preoccupante’’ è corso ai ripari il ministro dell’economia Pierre Moscovici sottolineando pero` che il ‘paese è solvibile e credibile”. La Francia in effetti può rispettare i suoi impegni finanziari in quanto non ha, al momento, alcun problema a finanziarsi sui mercati. Il punto “nero’ è l’indebitamento che, in costante aumento negli ultimi anni, ha raggiunto nel 2012 il 91,3%. Lievemente superiore alla media della zona euro (90%) ma ancora inferiore a quello dell’Italia, degli Stati Uniti o del Giappone. Il timore è pero` che possa svettare al 100% del PIL entro il 2017 se non verranno adottate rapidamente misure di risanamento. Provvedimenti che riportino il deficit al di sotto del 2,6% se si vuole ridurre il debito. Obiettivo del governo è di farlo scendere quest’anno al 3% dal 4,5% del 2012.
Foto: Michel Sapin