Il 28 luglio ricorre il 71° anniversario dell’eccidio delle Officine ‘Reggiane’, quando a seguito di una direttiva del governo Badoglio, l’esercito sparò su una folla di manifestanti che chiedevano la fine della guerra, uccidendo 9 operai delle Officine Reggiane e ferendo oltre 50 persone.
Comune e Provincia di Reggio Emilia, confederazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, associazioni partigiane Anpi, Alpi-Apc, Anppia, Istoreco, Comitato ex operai e impiegati delle Reggiane e Comitato provinciale democratico e costituzionale sono i promotori degli eventi per la commemorazione delle nove vittime dell’eccidio del 1943: Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Nello Ferretti, Eugenio Fava, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchie Angelo Tanzi.
IL PROGRAMMA
La cerimonia si aprirà lunedì 28 luglio alle ore 19 con la deposizione di una corona alla lapide che ricorda i caduti, restaurata e trasferita, l’anno scorso, dall’ingresso dell’area ex Officine Reggiane non più utilizzato di via Agosti al Tecnopolo della Ricerca, presso il padiglione 19 (ingresso da piazzale Europa). Interverranno il sindaco del Comune di Reggio EmiliaLuca Vecchi e Luigi Tollari, segretario della Uil di Reggio Emilia e Modena.
Nel corso della celebrazione Roberta Bedogni, collaboratrice del Centro teatraleMaMiMò, proporrà “Reggio narra i Caduti delle Reggiane”, una lettura di testi scelti dall’Istoreco di Reggio Emilia, inerenti ai fatti accaduti il 28 luglio 1943. Verranno proposti, in particolare, brani tratti dalla testimonianza resa ad Annamaria Giustardi nel 2009 da Arnaldo Violetti, che nel 1943 era un operaio delle Reggiane di 21 anni, dalla lettera di Sergio Maliverni, uno dei bersaglieri che il 28 luglio di 71 anni fa si trovava davanti alle Reggiane (pubblicata su L’Unità il 22 maggio 1983), e dal libro “L’uomo delle Reggiane” (capitolo “Mio malgrado, scrutatore di anime”), di Luciano Guidotti (Edizioni Il voltone, Reggio Emilia 1983).
IL FATTO – Il 28 luglio del 1943, a pochi giorni dalla caduta del regime fascista, nonostante l’entrata in vigore di norme molto restrittive sull’ordine pubblico, emanate dal governo Badoglio, che autorizzavano l’esercito e le forze dell’ordine anche a sparare contro ogni assembramento di manifestanti superiore alle tre persone, un corteo tentò di sfilare per le vie della città chiedendo la fine della guerra, chiedendo semplicemente la pace. Durante la manifestazione, ai cancelli delle ‘Reggiane’, l’esercito, nel tentativo di interrompere la mobilitazione, aprì il fuoco sulla folla. Nove operai delle ‘Reggiane’, tra cui una donna incinta, Domenica Secchi, rimasero uccisi.