Firenze – Il primo sciopero “vero”, vale a dire due giorni di astensione dal lavoro e non volantinaggi, presidi o simboliche assenza di un’ora come u messo in atto nell’Eataly di Bologna, parte da Firenze, stamattina, col presidio e vlantinaggio di fronte alle porte dell’Eataly di via Martelli. Oggetto della protesta, non solo una serie (si parla di circa 13) contratti non rinnovati alla scadenza del termine, ma anche delle condizioni ambientali, e di lavoro. Fra cui, anche l’impossibilità finora di avere una rappresentanza sindacale all’interno dell’azienda. Punto su cui non solo i Cobas, che hanno sostenuto la protesta dei lavoratori sfociata nello sciopero che inizia oggi, ma la stessa Cgil ha inviato ieri una durissima nota.
L’attività in Via Martelli – nell’edificio dell’ex-libreria – è cominciata il 17 Dicembre scorso con grandi richiami d’attenzione, invocando la creazione di nuovi posti di lavoro e l’importanza rinnovata della buona cucina italiana.
Otto mesi dopo, 60 dei 120 contratti di lavoro stipulati non verranno riconfermati: si tratta di contratti interinali a scadenza, della durata di quattro mesi.
Il presidio di stamattina vuole mandare un messaggio forte all’azienda: “Siamo stanchi degli spot”. I dipendenti, tutti molto giovani, non avevano molte esperienze alle spalle; hanno fatto domanda attratti dalle prospettive di lavoro e si sono formati sul campo giorno dopo giorno.
Nelle motivazioni del mancato rinnovo non si rintracciano motivi che gli stessi lavoratori giudicano “comprensibili”: fra gli altri, si allude a una carenza di requisiti e di idoneità in riferimento agli standard previsti dall’azienda. Ma non si può escludere, secondo alcune voci, che forse la recente apertura di un punto vendita a Londra abbia comportato la necessità di riorganizzare i posti di lavoro: “Siamo numeri in una griglia di bilancio, è inaccettabile essere licenziati con parole di convenienza“, spiega un dipendente presente al presidio.
I lavoratori si sono organizzati autonomamente, ricevendo anche l’appoggio dei sindacati Cobas e Usb. La Cgil ancora non ha abbandonato la speranza che l’azienda apra un tavolo di trattativa, a cui potrebbero sedere i lavoratori stessi. La protesta proseguirà fino a domani.