E45: no del Governo allo stato di emergenza nazionale

Firenze – “Amarezza, disappunto e sorpresa” sono state espresse dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e dall’assessore alle Infrastrutture Vincenzo Ceccarelli per il disimpegno della presidenza del Consiglio dei ministri che ha detto “no” al riconoscimento dello stato di emergenza nazionale per la chiusura a metà gennaio del viadotto Puleto e della E45 a Pieve Santo Stefano in Valtiberina, riaperta parzialmente da poco ma solo al traffico leggero. Anche stamani cittadini e categorie economiche erano scesi in strada per protestare.

Non tutti i territori, chiosano Rossi e Ceccarelli, “sono evidentemente nel cuore e nel portafoglio del Governo”. E meno male, aggiungono, che la Regione Toscana, per quanto possibile, “aveva anticipato l’intervento sulle situazioni più penalizzate con una legge che ha stanziato 300 mila euro a favore delle imprese danneggiate e un ulteriore pacchetto di aiuti approvato dalla giunta che prevedeva un canale di microcredito fino a 20 mila euro per imprese artigiane e piccole imprese, ripagabile dal terzo anno in dieci anni e senza interessi”: un fondo rotativo per le imprese più grandi con uno stanziamento iniziale di 500 mila euro ed altri 50 mila per la promozione turistica della zona, oltre ad interventi di riasfaltatura della viabilità secondaria su cui era stato deviato il traffico pesante.

Lo stato di crisi regionale era stato decretato a fine gennaio, assieme alla richiesta di apertura di una procedura di stato di emergenza nazionale che i presidenti delle Regioni attraverso cui si allunga il viadotto, ovvero Toscana e Umbria, avevano inviato alla presidenza del consiglio per i danni patiti per via della chiusura dal tessuto sociale ed economico.

Per il Governo – continuano i responsabili della politica toscana – i problemi causati dalla chiusura del Puleto sono risolvibili “per via ordinaria” e quindi “le misure di sostegno alle attività economiche non sono ricomprese nelle categorie di intervento” previste dalle norme di riferimento. Motivazioni, queste, giudicate incredibili.

Come incredibile “è che una delle motivazioni che la Presidenza del consiglio adduce sia quella relativa ad una scarsa manutenzione che suona come un’accusa diretta nei confronti di un ente operativo, l’Anas, che fa capo al ministero e che chiama dunque in causa il ministero stesso, che ha il compito e dovere stesso della vigilanza sulla strada”.

Presidente ed assessore invitano i parlamentari di tutti gli schieramenti (e soprattutto quelli che sostengono il governo) ad intervenire perché ci possa essere un ripensamento.

 

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