Solleviamoci per una volta da questa Terra, dimentichiamo per un momento i bamboccioni, gli sfigati, la monotonia del posto fisso – scrivo questo con rammarico, perché, nonostante tutto, il governo Monti continua a darmi abbastanza fiducia – e divaghiamo, guardando con serenità il cielo. Come gli antichi Babilonesi.
Se la notte è limpida, tra gli altri innumerevoli astri possiamo scorgere un puntino rossastro che brilla di luce ferma: è un pianeta del nostro sistema solare, il pianeta Marte. Già le popolazioni di area grecoromana lo associavano al Dio Ares/Marte, appunto perché il rosso è il colore del Dio della guerra, e anche gli astronomi babilonesi lo nominavano Nergal, la loro divinità del fuoco; il colore è dovuto alle grandi quantità di ossido di ferro che lo ricoprono.
Nell’antichità ha dato molto da fare agli astronomi perché il suo spostarsi nel nostro cielo è bizzarro.
Per spiegarne il cammino, Eudosso di Cnido (circa 409-356 a.C.) inventò, nel quadro della concezione geocentrica di quel tempo, il complicato sistema delle sfere omocentriche, sistema poi perfezionato da Claudio Tolomeo (100 circa – 175 circa). Come sappiamo, il sistema tolemaico, rimase il riferimento per tutto il mondo occidentale fino a che non fu sostituito dal modello di sistema solare eliocentrico dell’astronomo polacco Copernico (1473 – 1543).
Mi ha suggerito di scrivere su Marte una mia amica geologa che studia appunto le immagini raccolte dalle sonde spaziali inviate verso il pianeta, per capire qualcosa di più sulla sua geologia, e sul nostro sistema solare. E’ di questi giorni la notizia che Obama ha staccato la spina alle missioni sul pianeta rosso cancellando le missioni congiunte con l’Europa in programma per il 2016 ed il 2018.
Marte è il quarto pianeta sistema solare in ordine di distanza dal Sole e l’ultimo dei pianeti di tipo terrestre, dopo Mercurio, Venere e la Terra. Il pianeta, pur presentando un’atmosfera molto rarefatta, una pressione cento volte inferiore alla nostra e temperature medie superficiali piuttosto basse (tra -140 e 20 °C), è, tra i pianeti del sistema solare, quello più simile alla Terra. Dal secolo scorso Marte è stato meta di numerose sonde; circa i due terzi delle missioni tuttavia sono risultate degli insuccessi.
Nel 1965, la sonda Mariner 4 per la prima volta passò in prossimità del pianeta e mostrò un panorama desertico e arido, caratterizzato da violente tempeste di sabbia. Il primo atterraggio di successo di sonde avvenne con le missioni Viking I e II, orbitanti intorno a Marte; un loro modulo raggiunse il suolo nel 1976 e inviò le prime buone foto della superficie. La sonda Mars Express, della Agenzia spaziale europea, ha inviato su Marte un grande robot per analisi chimiche e biologiche; usando un radar chiamato Maris, ha raccolto dati sul sottosuolo, confermando, fra l’altro, l’esistenza di materiale sedimentario e di ghiaccio, esistenza già individuata dai precedenti rover gemelli Spirit e Opportunity.Altre missioni sono seguite negli anni ’90 ed hanno inviato dati importanti, ripresi dai satelliti in orbita intorno al pianeta. Nel 2003 la NASA ha inviato i robot Spirit e Opportunity che hanno esaminato gli strati superficiali, trovando la presenza di minerali idrati. La presenza di ghiaccio nel sottosuolo è stata riconosciuta dai dati radar sia americani, sia europei. La missione più recente, per lo studio della geologia marziana, è stata quella del rover Phoenix Mars Lander. Il modulo è dotato di un braccio meccanico in grado di scavare per un metro nel suolo e di una telecamera che confermò la presenza di acqua. La missione si concluse il 10 novembre 2008, quando si perse contatto.
Attualmente orbitano attorno a Marte tre satelliti artificiali, il Mars Odyssey, il Mars Express e il Mars Reconnaissance Orbiter. Inoltre è in programma lancio della missione ExoMars per individuare tracce di vita presente o passata e per riportare sulla Terra campioni di rocce marziane; un progetto congiunto europeo e americano, ma ora , come ho scritto più sopra, l’America ha ritirato la sua partecipazione. Nel passato si è valutata anche la possibilità di missioni umane, ma di fronte ai rischi possibili si è rinunciato.
Oggi si sanno molte cose su Marte, sulla sua superficie e anche sulla sua struttura interna. Probabilmente il pianeta si è formato, come la Terra, 4,5 miliardi di anni fa dall’aggregazione di frammenti di rocce e polveri, analogamente agli altri pianeti del sistema solare. Non ha una crosta suddivisa in placche, come la Terra; probabilmente esistevano movimenti tettonici fino a circa 4 miliardi di anni fa. Dalla superficie svettano alti edifici vulcanici alti fino a 20 chilometri. Il nucleo è composto principalmente da ferro; probabilmente non è fluido, di conseguenza Marte non presenta un campo magnetico apprezzabile.
Ma il problema forse più interessante è la possibilità che si trovino tracce di vita. La credenza in base alla quale Marte fosse popolato da Marziani intelligenti ha origine alla fine del XIX secolo a causa delle osservazioni telescopiche di Giovanni Schiaparelli. Le supposizioni continuarono ad essere alimentate da numerose altre osservazioni e da dichiarazioni di personaggi eminenti, corroborando la cosiddetta “Febbre marziana”. Anni fa Corrado Guzzanti realizzò Fascisti su Marte nel quale si immagina che già nel 1939 il Fascismo abbia appoggiato e finanziato una missione di conquista del pianeta rosso; i nemici marziani si chiamavano “mimimmi”. Nelle condizioni attuali la presenza di acqua allo stato liquido è impossibile su Marte a causa della sua pressione atmosferica eccessivamente bassa; il ghiaccio d’acqua però è abbondante ai poli e nel sottosuolo.
Le probabilità di trovare tracce di vita attuale su questo pianeta sono estremamente ridotte; tuttavia, se fosse confermata la presenza di acqua in tempi remoti, aumenterebbero le probabilità di trovare almeno tracce elementari di vita passata.Se la risposta fosse affermativa, si aggiungerebbe un altro tassello alla nostra conoscenza, già modificata dalla scienza, che negli ultimi cinque secoli ha rivoluzionato la nostra concezione del mondo: Copernico tolse la Terra dal centro del mondo, Darwin ci convinse che l’uomo non è l’oggetto sublime del Creato; ora si scoprirebbe che nemmeno la vita terrestre è un unicum nell’Universo: una nuova ferita all’idea narcisistica che l’uomo si faceva del suo stato di eletto.
P.S. – molte di queste informazioni si trovano in rete; anch’io sono riconoscente a Wikipedia per l’aiuto che dà a chi vuole ampliare le proprie conoscenze.