All’inizio fu Ventasso, nato dalla fusione dei comuni di Busana, Ligonchio (con buona pace della nativa Iva Zanicchi) e Ramiseto, oltre un anno fa e prossimamente, scendendo sulla dorsale dell’Enza, potrebbe essere, chissà, Casa Cervi sull’Enza, dando vita ad un nuovo super-comune della Resistenza unendo S.Ilario, Campegine e Gattatico (mancano solo poche formalità).
Fatto sta che è l’Emilia, ben più della Romagna e di tutte le altre regioni italiane, quella che ha accelerato maggiormente sulla legge Delrio (non a caso ex sindaco di Reggio Emilia) che prevede modifiche territoriali e nuove denominazioni per i campanili che si accorpano. Qui è nato il primo comune fuso più grande dello Stivale, Valsamoggia (gli ex Crespellano, Monteveglio, Castello di Serravalle, Bazzano e Savigno) nonostante due dei cinque comuni abbiano votato contro.
Sì perché nonostante ci sarebbe la fila in Regione per chiedere l’accorpamento tra paesi, le cui casse non ce la fanno più a respirare da sole, come afferma il presidente Stefano Bonaccini, fondersi significa anche, non solo razionalizzazione dei servizi, ma anche perdita d’identità e di autonomia amministrativa, di storia e memoria. Le uniche che ancora restano negli 8mila comuni italiani.
In Emilia comunque la rivoluzione accorpativa vede la diminuzione da 348 comuni a 334 e prossimamente a 323. Conti alla mano, questo significa raddoppio di contributi, deroga del patto di stabilità, priorità nei bandi regionali e possibilità di assunzioni. Insomma una manna per le esangue finanze amministrative. Alla faccia di Fiorello Primi, presidente dei Borghi più belli d’Italia, che chiede di preservare la peculiarità culturale dell’Italia. Secondo lui la razionalizzazione amministrativa non ridurrà significativamente la spesa pubblica ma depotenzierà la competitività del Paese.
Quanto sarà mai il risparmio tagliando sui comuni di poche centinaia di anime? Di questi tempi comunque una boccata d’ossigeno. Pensate se questa “razionalizzazione” venisse calata su quelle strutture mastodontiche e sempre più fiorenti che si chiamano Regioni. ma è vietato parlarne.