La rivoluzione in atto nel trasporto pubblico toscano, con la cessione di Ataf ai privati da un lato e il bando unico regionale dall’altro, non sembra aver sfiorato, almeno finora, la società di trasporto LI-nea, che dal 1999 serve i 10 Comuni della cintura periferica di Firenze e che in più possiede una flotta di 10 bus turistici a noleggio sul libero mercato. E mentre per Ataf si parla già di oltre 100 esuberi, dovrebbero in teoria essere tranquilli i 200 dipendenti di Linea. In teoria. In realtà le segreterie provinciali fiorentine di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Faisa-Cisal, che hanno tenuto stamane una conferenza stampa congiunta, denunciano preoccupazione per il futuro assetto societario dell’azienda, in cui la vecchia Ataf deteneva una quota del 34% (un altro 33% appartiene alla pratese CAP ed un 33% della francese Ratp), che ora passa nelle mani di Busitalia, Autolinee toscane e Cap (che così va ad acquisire un ulteriore 8%, rasentando la maggioranza). Ora i sindacati temono che l’azienda possa essere spacchettata o utilizzata come merce di scambio per dirimere “querelle” tra i neo soci (Ratp e Busitalia hanno ancora in sospeso un ricorso per vicende legate alla vendita di Ataf). Insomma, la “multiproprietà” sarebbe deleteria, denunciano i sindacati. «In più l’azienda non è nel consorzio regionale che parteciperà alla gara per il TPL e non esiste al momento un piano industriale – segnalano le Rsa – Il presidente Bonaccorsi, da quando è in carica, non si è mai visto, così come l’AD Alberto Banci, che ha sempre delegato tutti gli incontri al direttore aziendale». In attesa del prossimo Cda dell’8 febbraio, i sindacati chiedono di aprire un tavolo “vero” per conoscere la situazione e discutere delle reali questioni interne all’azienda. Ad esempio del «perché il Cda ha deciso di non rinnovare il premio produttività per il 2013 (che equivale ad un surplus in busta paga tra gli 800 e i 1500 euro) nonostante l’azienda faccia utili» e «della gestione conflittuale del personale che continua ad avere oggi una condizione di lavoro di minor favore rispetto alle altre aziende del territorio». «Una situazione che, se dovesse continuare, – fanno sapere le Rsa – potrebbe condurre all’avvio di un ricorso collettivo».
6 Febbraio 2013
E dopo Ataf, cosa accadrà a Li-nea?
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