Amatissimo poeta gallese, Dylan Thomas è stato il motore ispiratore del credere e del sentire di qualche generazione europea e statunitense.
Bob Dylan, il cui cognome Zimmerman, fu dallo stesso cambiato in Dylan per omaggiare il poeta, è forse un indicatore di questa presa emozionale. Lui stesso ne ha amplificato e continuato l’influenza. Thomas è un poeta degli anni ‘40 e ‘50 e la cui fama si spinge fino ad oggi. Soli 39 anni di vita. Lo si ama o lo si odia per la sua carica di originalità irriverente. Anni sparati a manetta senza compromessi. Un vero poeta, l’ultimo dei poeti maledetti, e grazie al suo carisma e ad una incredibile capacità creativa, determinò un tale mito mediatico pronto in breve a ripagare il suo talento enigmatico, umbratile, profondo fin dentro i più reconditi anfratti dell’animo umano. Una straordinaria potenza nelle immagini, una particolare capacità di contaminare mitologia greca o nordeuropea: druida e celtica, insieme a fatti e personaggi biblici. Questo il suo metalinguaggio di efficacia rara.
THE AIR YOU BREATHE – 1930 – L’ARIA CHE RESPIRI (trad. D. Tammaro)
la tua gola è mia conosco il collo
vento il mio rivale i tuoi capelli non si strufferanno
sotto il suo potente e impetuoso bacio
il piede dell’arcobaleno non è più adatto
a prendere l’amante del centauro
dunque non rapirla oh vento dalla zampa di capra
ma lasciala ma adorala ancora
ché se gli dei amassero
vedrebbero con occhi come i miei
ma non dovrebbero toccare come faccio io
le tue dolci seducenti cosce
e i capelli corvini.
Il tutto o il nulla e in amore questa totale gelosia che avverte nel vento un rivale, nell’aria un’intrusa. Immagine cara agli epigrammisti della Antologia Palatina segnale di grande amore per il mondo classico:
Anth. Pal. V,83 (anonimo)
Fossi il vento! Tu andresti in cortile
Per accogliere il mio soffio nel tuo seno nudo.
Amare come neppure un dio sa fare. Questo componimento è dell’età matura e si colloca insieme ad altri famosi: And death shall have no dominion o anche Do not go gentle into that good night.
Il 5 novembre 1953, all’apice della sua fama, giunge al Catholic Hospital di New York un giovane poeta in preda a delirium tremens causato da 18 whisky tracannati consecutivamente. Inutili i tentativi di salvarlo.
Dylan Thomas pose fine alla sua esistenza durante il suo quarto viaggio negli States. La sua fama è alimentata in parte da una stampa inglese e americana che nel periodo dei Beatles e di Elvis Presley estese alla letteratura lo stesso trattamento mediatico riservato alla musica.
Romantico, passionale, mistico, spirituale, simbolico, quest’uomo ti si infila nella pelle come un amico pronto a farti capire i tuoi stessi dolori e difficoltà, un uomo capace di tutto per difendere le sue parole, è stato un degno seguace di W.H.Auden. Alcuni lo hanno definito uno Shelley del XX secolo.