Cadono per ora nel vuoto le preghiere elevate dalla parrocchia di S.Pellegrino a Reggio indirizzate al nuovo governo Renzi, nello specifico a quel Graziano Delrio neo sottosegretario alla presidenza del Consiglio che dell’esecutivo sarà in pratica il portavoce. In quella stessa parrocchia, retta da don Giuseppe Dossetti junior dove sono cresciute tante idee di governo del comune capoluogo e numerosi sodalizi personali che hanno portato a composizioni di giunte, dove Delrio ha mosso i primi passi nella fede e conseguentemente nella politica. Purtroppo a volte il cielo è sordo e durante l’intervistona di rito con Lucia Annunziata, l’ex sindaco di Reggio, si è lasciato andare al già noto scivolone sui bot: ““Se una signora anziana ha messo da parte 100 mila euro in Bot non credo che se le togli 25 o 30 euro ne avrà problemi di salute”.
Apriti o cielo (lo stesso che poi si è rivelato sordo): d’accordo escludere la patrimoniale, ma esordire con un invito alla tassazione dei risparmi facendo leva sulla terza età presuntamente danarosa, è parso troppo all’opinione pubblica. E il Governo è dovuto correre ai ripari. Se S.Pellegrino non fa (ancora) i miracoli, alla corte di Delrio i miracoli comunque si avverano, anche se per volontà umana. Non è stato infatti abbastanza sottolineato come la troika di tecnici “strappata” al governo di Reggio per seguire il nostro nella Capitale, stia ricevendo incarichi e importanza direttamente proporzionali all’irresistibile ascesa di Delrio. Così la portavoce dell’allora sindaco Luisa Gabbi, sempre riflessiva e protettiva, assurta a ruolo di portavoce del vice-premier. E Maurizio Battini, catapultato dalla sua Scandiano prodian-castagnettiana, a fare il capo di Gabinetto del comune reggiano ed oggi braccio destro del nostro sottosegretario.
Ma soprattutto il già city-manager di Reggio, lodato dal Sole 24 ore come il più produttivo dei manager delle pubbliche amministrazioni, al centro di un consiglio comunale che ne chiedeva la rimozione dopo la vicenda della terrazza in centro storico, al secolo Mauro Bonaretti, diventa addirittura segretario generale della Presidenza del Consiglio, incarico ricoperto nel governo Letta da Roberto Garofoli, già capo di gabinetto di Patroni Griffi alla Funzione pubblica. Si tratta di una figura chiave, che deve far funzionare una struttura cruciale e complessa, nel tempo diventata gigantesca: 4.500 persone, più del triplo rispetto al Cabinet Office del premier britannico David Cameron. Insomma forse i portenti in parrocchia non accadono più, ma a palazzo Chigi è invece tutto possibile.