“Finisce la tregua” – così esclama Lorenzo Bargellini leader del Movimento di Lotta per la Casa di Firenze davanti alla ripresa delle esecuzioni di sfratto, un vero e proprio tour de force da metà gennaio sono previste ben 77 esecuzioni in 15 giorni, circa 5 esecuzioni al giorno fatta eccezione solo per il sabato e la domenica. Ma i dati parlano chiaro, la crisi non perdona e si registrano ogni giorno casi di slittamento nel pagamento degli affiti. Qualche proprietario si reca immediatamente dal proprio avvocato per avviare le procedure di sfratto, altri invece preferiscono aspettare e dare tempo all’inquilino di poter sistemare i conti. L’iter logico? “E’ un buon inquilino ha sempre pagato – ci racconta un piccolo proprietario di un appartamento affittato nel centro di Firenze – preferisco che si sistemi lui piuttosto che tenere la casa vuota o finire col trovare di peggio”.
Bargellini punta sulla eccessiva burocrazia che non vede oltre i numeri, quelle famiglie in difficoltà: “Nella maggioranza dei casi il Comune di Firenze non ha riconosciuto la morosità incolpevole, e quindi per tanti nuclei familiari non sono previste soluzioni alloggiative. L’Amministrazione applica alla lettera le nuove norme, rigidissime, imposte dalla Regione Toscana per l’accesso alle gradutorie di edilizia sociale che escludono le famiglie in mera morosità dall’assegnazione di alloggi pubblici. Inutile dire che tutti gli sfratti, oramai, vista la crisi, si devono alla morosità. Solo chi ha un provvedimento di licenziamento ha la possibilità di vedersi riconosciuta la morosità incolpevole. Il problema è che non esiste solo l’affitto da pagare, ci sono le utenze domestiche e le spese legate ai singoli tributi. Ma nonostante questo ci sono anche i casi limite, sempre più frequenti. Ad esempio ci siamo occupati di un pizzaiolo egiziano che ad un certo punto non ha più riscosso lo stipendio e non ha potuto pagare l’affitto. Parlo del pizzaiolo egiziano, ma la condizione di precariato nel lavoro è dilagante: mancano veri e propri contratti per non parlare di chi lavora a nero. Il licenziamento per il nostro assistito è arrivato dopo 6 mesi dal mancato pagamento dello stipendio e il punteggio per la casa popolare scatta dal licenziamento, non dal giorno in cui non è stato pagato. Abbiamo dovuto far intervenire avvocati esperti in tema del lavoro e ci siamo accorti di tante incongruenze di cui la normativa non tiene conto. Burocrazia, ma anche incapacità di vedere le cose nella realtà dei fatti. In altre città la normativa viene applicata in modo più elastico”.
“Adesso partiremo con i presidi – continua Bargellini – lì dove sono previste le esecuzioni: lunedì 14 saremo a Careggi in via Michelazzi, martedì nel quartiere di Santa Croce in via de’ Vagellai, e mercoledì in via di Belvedere a San Niccolò. Che faremo? Ci opporremo a questo modo ingiusto di gestire gli esseri umani, che hanno diritto di avere una casa. Soprattutto torneremo a chiedere un diverso sitema di assegnazione, più equo ed al passo con i tempi, visto che adesso sembra che ancora nessuno voglia rendersi veramente conto di quanto sta accadendo”.
Ci sono state delle assegnazioni recentemente inaugurate dal sindaco Matteo Renzi che si è detto vicino al tema della casa. “Erano anni che si parlava di quegli stabili di Via Canova – commenta Bargellini – ma se volessero fare realmente le cose perbene andrebbero a sistemare tutti quegli alloggi popolari che già ci sono e sono stati murati in varie parti della città. Li murano per non farli occupare e poi restano vuoti, a marcire. Ci sono in città almeno 150 unità abitative murate dietro porte di mattoni da 15 anni, da Rovezzano alle Piagge. Abbiamo anche proposto che venisse fatta comunque l’assegnazione alle famiglie bisognose lasciando a loro carico la ristrutturazione, magari prevedendo per questo uno sconto sull’affitto. Proposte mai prese in considerazione dalle istituzioni”