Firenze – Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Silvia Noferi esponente del Movimento 5 Stelle.
In questo periodo di fermo delle attività produttive, a cui la quarantena ci ha obbligato, si leggono alcune anticipazioni su come e quando far ripartire l’economia.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte stasera in una diretta televisiva che ricorderemo negli anni a venire, ha annunciato un intervento poderoso dello Stato per immettere liquidità nell’apparato produttivo e annuncia 400 miliardi di euro in prestiti alle imprese garantiti dallo Stato Italiano, interventi che si sommano ai 350 miliardi del decreto Cura Italia.
Tra le attività produttive che per prime dovranno necessariamente riprendere, c’è senza dubbio, quelle del comparto agricolo: i tempi dell’agricoltura sono stabiliti dalle condizioni climatiche e dalla biologia, non possono aspettare; i primi di maggio le aziende agricole dovranno cominciare le piantumazioni degli ortaggi e subito dopo iniziare la raccolta dei primi prodotti.
Servono provvedimenti idonei a far riprendere il lavoro ai lavoratori stagionali, che attenzione, non sono meri braccianti, come la vulgata ormai immagina e racconta.
Le aziende agricole, anche di vaste dimensioni, ottengono risultati strepitosi in termini di produzione con pochissimi lavoratori specializzati, che hanno esperienza, che hanno fatto corsi sulla sicurezza (in questo settore è fondamentale) e che hanno i vari patentini per la guida delle attrezzature e delle macchine.
Non è un dettaglio questo, ma un punto di partenza fondamentale; molti imprenditori chiedono facilitazioni per il rientro dei lavoratori che avevano un contratto di lavoro l’anno precedente (per non disperdere la loro professionalità), prevedendo, per chi viene dall’estero, anziché la quarantena di 14 giorni, il tampone che ha tempi di risposta molto più rapidi.
L’immissione di liquidità annunciato oggi servirà sicuramente a far ripartire l’economia, ma per un settore che non ha mai avuto grandi utili, come l’agricoltura, potrebbe essere vantaggioso sbloccare i 12 miliardi del Politica Agricola Comunitaria per i Piani di Sviluppo Regionale non utilizzati, che molte regioni rischiano di rimandare indietro; basterebbe una modifica della burocrazia europea, come suggerisce anche il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini (intervista al Sole 24 Ore del 3 aprile 2020).
La quarantena ha favorito la grande distribuzione ma adesso bisogna mettere in atto una politica che favorisca i produttori locali e freni le importazioni di prodotti stranieri.
L’idea di creare una specie di albo dei produttori locali su base regionale, a cui la grande distribuzione deve attingere, dovrebbe essere perseguita con grande tenacia, perché l’ agricoltura locale si è dimostrata in questa emergenza una delle forze fondamentali del nostro “Sistema Paese”, un vantaggio enorme, rispetto a molti paesi del Nord Europa costretti ad importare derrate alimentari, che non deve essere sottovalutato.
Foto: azienda agricola Rampi – Valdichiana