Il 7 ottobre le Brigate Quassam, l’ala militare di Hamas, ha massacrato circa 1400 civili israeliani innocenti. La reazione israeliana ha causato una strage: circa 40.000 soldati hanno invaso la Striscia di Gaza, sottoposta anche a intensi bombardamenti: finora morti più di 15.000 (forse più di 17.000) palestinesi innocenti. Si aggiunga che in Cisgiordania i coloni terrorizzano gli arabi: tra il 7 e il 17 ottobre sono stati uccisi dall’esercito 58 palestinesi, e molti altri imprigionati.
Metà degli edifici della parte nord della Striscia sono stati dstrutti. L’85% degli abitanti hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni e ora vivono in condizioni disperate. Khan Younis, la maggiore città nel Sud di Gaza, aveva accolto molti fuggiti dal Nord, ma ora è accerchiata e i palestinesi sono invitati dai militari israeliani a evacuarla.
Di fronte a tale catastrofe umanitaria, ci si poteva aspettare un rigurgito del mai morto antisemitismo. Così non è stato, anche se si è assistito a quanche brutto episodio. Ci si poteva aspettare anche una recrudescenza di attentati in tutto il mondo da parte delle callule dormienti di ISIS, Al Qaeda e altri gruppi terroristi. Anche questo non è avvenuto, forse perché Hamas non gode della loro simpatia.
Sappiamo che anche prima del 7 ottobre la situazione in Palestina non era tranquilla. Qualche dato. Tra il 1994 e il 2005 Hamas e altri gruppi terroristici palestinesi fecero più di 150 attacchi suicidi, uccidendo circa 1000 israeliani. Tra il 1 gennaio e la fine di agosto 2023 nei territori occupati sono stati uccisi, dall’esercito o dai coloni israeliani, 220 palestinesi.
Ricordiamo anche che , secondo Nitzan Horowitz, ex ministro della Salute: “La dottrina di Netanyahu – espressa molto chiaramente ai membri del Likud nel 2019 – era di rafforzare Hamas pagando all’organizzazione milioni di dollari ogni mese per creare un cuneo tra i palestinesi di Gaza e quelli della Cisgiordania. Va detto che non era il solo in questa visione. Anche parte dell’establishment militare la pensava così. Questo ha portato alla decisione di trasferire molti dei soldati che si trovavano nella Striscia di Gaza negli insediamenti della Cisgiordania occupata.”
Anche Yuval Diskin, ex capo del servizio di sicurezza generale, ed Ehud Barak, ex primo ministro, hanno accusato Netanyahu di aver contribuito significativamente alla crescita di Hamas, sostenendo che ciò servisse al suo obiettivo di indebolire l’Autorità nazionale palestinese.
Alla base del contrasto che è sfociato nel dramma a cui stiamo assistendo, sta la questione degli insediamenti di coloni ebrei nel territorio della Cisgiordania, dove vivono 3 milioni di palestinesi, e di Gerusalemme Est, che spetta ai palestinesi. La popolazione ebrea nei territori palestinesi è cresciuta perfino durante gli anni degli Accordi di Oslo.Negli anni dopo la guerra Arabo-Israeliana del 1967, solo poche migliaia di ebrei vi vivevano , in armonia con i loro vicini, La situazione mutò quando il Partito Likud, di centro-destra, andò al potere, nel 1977. Il numero di coloni crebbe da 4.000 nel 1977, a 24.000 n3l 1983, a 116,000 nwl 1993: Nel 2022 sono 500.000 in Cisgiordania e 230.000 a Gerusalemme Est. Così crebbe il contrasto tra ebrei e palestinesi, sorse Hamas (1987), scoppiarono le Intifada. Come riferimento, ricordiamo che in Palestina vivono 7 milioni ebrei e 7,1 milioni di arabi: un milione e mezzo in Israele, quasi 3 milioni in Cisgiordania e circa 2 milioni nella Striscia di Gaza .
Quale sarà la soluzione alla conclusione del conflitto attuale? E’ indubbio che la sicurezza di Israele debba essere garantita, su questo concorda la stragrande maggioranza delle popolazioni e degli Stati, anche degli Stati arabi che nel passato l’hanno aggtedito. La quasi totalità segli Stati, a partire dagli Stati Uniti e inclusa l’Italia, ritiene che si debba tornare a: due popoli, due Stati per Israele e Palestina.
Questo presupporrebbe che le migliaia di colon abusivi ebraici si ritirassero dai territori palestinesi. E’ impensabile . Come è impensabile che il governo d’Israele li costringa a sgombrare manu militari.
Questi Stati, che ora ricorrono alla comoda formula, ancorché purtroppo impraticabile, dovrebbero fare un’autocritica decisa: perché non sono intervenuti, quando ancora era possibile, a frenare gli insediamenti ebraici e a far sì che Israele rispettasse le 73 risoluzioni delle Nazioni Unite, invece disattese ? Perché hanno sempre sostenuto Israele, ai danni dei palestinesi?
I palestinesi sono sfiduciati¸i favorevoli ai due Stati, che erano il 43% nel 2020, oggi, di fronte alla continua crescita degli insediamenti sono scesi al 33%. Con l’insediamento del Governo di estrema destra, si sta facendo strada anche il progetto di trasferire in massa i palestinesi in Egitto e in Giordania!
La situazione attuale in Palestina farebbe pensare piuttosto a un unico Stato che includesse la due etnie, ebrei e arabi, su un piano di parità dei diritti. Ma anche questa soluzione sarebbe impraticabile.
Ricordiamo quanto ha detto l’otto dicembre Guterres, Segretario generale dell’ONU: “Ho scritto al Consiglio di Sicurezza invocando l’articolo 99 perché siamo al punto di rottura.C’è un alto rischio di collasso totale del sistema di supporto umanitario a Gaza …… Dall’inizio delle operazioni militari di Israele sarebbero stati uccisi più di 17mila palestinesi. Tra questi, più di 4mila donne e 7mila bambini. …… Esorto i membri del Consiglio di Sicurezza a fare pressione per scongiurare una catastrofe umanitaria e facendo appello alla dichiarazione di un cessate il fuoco umanitario. La brutalità perpetrata da Hamas non potrà mai giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese.”
Ma gli Stati Uniti hanno posto il veto sul “cessate il fuoco”. Il presente è drammatico, il futuro incerto.