Dopo Empoli: bella vittoria ma il meglio dipende da Sousa

Firenze – La Fiorentina ha scherzato l’Empoli. Ma se si contano le occasioni da gol, soprattutto nel primo tempo quando la partita era ancora in bilico, i numeri sono più per l’Empoli che per la Viola. È importante capire che la superiorità non è stata di gioco, ma di giocatori. Non voglio fare polemiche inutili. Voglio solo fare quelle utili, perché mi rifiuto di assecondare la novella che quando la Fiorentina va male è colpa di Gonzalo, di Ilicic o di Kalinic mentre quando vince è merito di Sousa e di una squadra “in crescita”.

Io ieri non ho visto nessuna crescita. I soliti difetti a centrocampo, dove numericamente a tratti ha comandato l’Empoli; le solite debolezze in difesa, salvata dalla dabbenaggine degli avversari; i soliti lanci lunghi a perdere e i soliti scatti a vuoto in attacco fino al gol. La partita l’hanno vinta i singoli, sfruttando al meglio le occasioni, non l’ha vinta Sousa.

E qui voglio chiarire ancora una volta. Non intendo demonizzare uno schema. Il 4-2-3-1, che ora Sousa sembra avere nelle corde, lo si può giocare se si hanno i giocatori adatti, e vale quanto qualsiasi altro schema. Ma quando si gioca con “due”a centrocampo non contano soltanto i bravi interpreti, conta molto contro chi lo giochi.  La patria di quel gioco è sempre stata l’Inghilterra, che dispensa calcio spettacolo, calcio che corre, calcio offensivo, calcio senza ostruzionismi. Arsenal e Tottenham ne sono gli alfieri indiscussi.

Più tecnica l’interpretazione dell’Arsenal, che conta su palleggiatori molto raffinati; più fisica e atletica l’interpretazione degli Spurs. Se si volesse fare un paragone, la Fiorentina somiglierebbe più all’Arsenal. Che però ha due giocatori in mezzo che si chiamano Ramsey e Coquelin, mastini tatticamente e aerobicamente perfetti, ideali per quel gioco. Vi ricordo che Wenger, a inizio anno, ha immolato Wilshere, centrale di centrocampo in Nazionale e giocatore che sul mercato costa il doppio del coetaneo Coquelin, perché troppo “pensatore”  e troppo di posizione. Wenger giudicava Ramsey e Coquelin i “mediani” da corsa perfetti per arrivare rapidamente ai trequartisti Cazorla, Ozil e Sanchez (o Walcott) e per difendere sulle ripartenze avversarie. Il “Pirlo” a centrocampo non serviva. Questo in Inghilterra. Ma in Italia? Chi te lo fa giocare quel gioco?

Wenger è come Sousa. Non rinuncia mai, neanche per uno spezzone di partita, al suo schema. Con quali risultati? Gioca bene, ma vince molto poco relativamente alle attese e alle spese di mercato; regolarmente finisce i campionati in calo (perché quel gioco, ricordiamocelo, è dispendioso e non permette di gestire neppure le due partite a settimana); soffre maledettamente i centrocampi avversari che fanno densità.  Faccio notare che fino a sabato scorso anche il Manchester Utd giocava il 4-2-3-1. Contro l’Arsenal, Mourinho ha giocato per la prima volta, e saggiamente, con il centrocampo a tre, esumando in mezzo il vecchio Carrick. È stato un monologo dei reds! Siccome il masochismo ha un limite anche tra gli isolani, c’è una tendenza generale ad abbandonare il 4-2-3-1 anche in Inghilterra.

Chelsea, City, Liverpool non lo giocano, soprattutto dopo che il Leicester, l’anno scorso, lo ha irriso. E vincono. Altrove lo giocano solo il Bayer Leverkusen in Germania (quest’anno a metà classifica) e la Roma di Spalletti in Italia (con un certo Nainggolan tra i trequartisti e con un Dzeko a tutto campo). Ma di cosa fanno gli altri mi interessa poco. Mi interessa invece della Fiorentina perché, con i giocatori che ha, avrebbe potuto essere molto più su in classifica. Io non mi rassegno a vedere Vecino in panchina per far posto a Tello!

E non mi rassegno a vedere poco (e male) in campo Sanchez e Cristoforo, e soprattutto non mi rassegno a vedere sempre in difficoltà due campioni come Borja e Badelj: che non sono Ramsey e Coquelin e che non lo saranno mai, ma che “valgono” più di loro e che potrebbero rendere assai di più se impiegati nei loro ruoli naturali! Lo si diceva anche di Berna che doveva essere restituito al suo ruolo naturale. Sousa ci ha messo un anno per capirlo. Impensabile che capisca in tempo anche il resto!

Questo è il mio cruccio, che diventa paura ora che si avvicina il mercato di gennaio. I successi facili, e secondo me assai poco indicativi, ottenuti questo mese tra Europa e campionato, potrebbero avere lo stesso effetto inebriante del primo posto dell’anno scorso a Natale, e farci credere non solo che non abbiamo bisogno di nulla, ma che si può tranquillamente lucrare sugli esuberi. Già se ne andrà Badelj. Si potrebbe pensare che non serva neanche Vecino, visto che qualunque coppia di centrocampisti venga impiegata non è mai la protagonista della partita (e questo perché al centrocampo si chiede solo un gioco “utile”, di transizione, di fatica, e non di “regia” o con responsabilità di assist e di tiro in porta).

E così, il giorno che ci rendessimo conto che quel centrocampo a due non funziona, eccoci sguarniti, senza un uomo d’ordine al centro, senza uomini di classe (resterebbe il solo, declinante, Borja), condannati alla mediocrità.  Io sono convinto che Sousa, d’accordo con la società, faccia giocare Badelj per monetizzare il più possibile dalla vendita prima della fine del campionato e prima che vada in scadenza di contratto. Sono anche convinto che Sanchez non venga riscattato, e temo che per Vecino arrivi l’offerta “irrinunciabile” che ci ha portato via Alonso.

Peccato, perché io torno a dire (soprattutto dopo aver visto il derby milanese) che con i centrocampisti che ha ora la Viola, ma in campo e non in panchina, e con i Berna, gli Ilicic e i Kalinic , vorrei vivere di prepotenza!

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