Donne e religioni, il valore delle differenze

Prato – Si parla di religioni, di donne e della fatica che fanno per portare avanti nella vita di tutti i giorni  “il messaggio” che Dio ha affidato loro attraverso i testi sacri. È un tentativo di comprendere in che modo le diverse forme di religiosità  incidano sulle donne, di ascoltare dalle loro voci le differenze dei vari credi e il conseguente approccio alla quotidianità del vivere, quanto pesa la religione sul lavoro femminile, per sviluppare in  un’ottica pluralista, importanti momenti di confronto e di idee.
Non sfugge, infatti, che le tre grandi religioni monoteiste, se é vero che hanno contribuito al progresso della condizione femminile, soprattutto nel campo dell’educazione, allo stesso tempo ne hanno sempre condizionato la vita, giustificando, in un certo qual modo, la loro posizione di subordinazione.
Oggi sono sempre di più le teologhe appartenenti a confessioni diverse che invece portano avanti un’idea della religione in un’ottica di genere, evidenziando un messaggio universale di uguaglianza, che è stato  “soffocato” da quella  cultura patriarcale che, in tempi non lontani, ha escluso le donne dal mondo del sapere, agevolando la convinzione che questo intendevano i “testi sacri”della tradizione.

Giovedì  8 settembre in occasione della festa del Partito Democratico, al Circolo ARCI di Ponte alle Tavole a Pistoia, l’attivista della rete femminista “13 febbraio Pistoia”, referente Toscana degli Stati Generali delle Donne (gruppo donne e sport), militante del PD e insegnante di scuola media superiore, Antonella Cotti, ha organizzato un dibattito dal titolo “Nel nome del Padre? Femminismi nelle religioni monoteiste”.
Una volontà di mettere a confronto e approfondire  l’idea della donna nelle religioni monoteiste senza remore, ma soprattutto, spiega a Stamp la dottoressa Cotti,  “trovare una circolarità femminile anche nei valori e modelli religiosi, senza preconcetti e pregiudizi, ma nella consapevolezza che differenza e diversità sono i presupposti per un femminismo universale”. “Infatti – continua l’organizzatrice – è solo conoscendo e  riconoscendo l’altro diverso che possono scaturire nuove espressioni di emancipazione; come femminista, penso sia un errore ergersi a paladine e difensori di altre donne che riteniamo oppresse e/o vittime solo perché hanno tradizioni culturali e religiose diverse dalle nostre”.

Parteciperanno all’incontro quattro donne con credi religiosi diversi: la pastora valdese e teologa  Letizia Tommasone, la presidente delle associazioni “Nissae al Magreb” di Firenze Aouatifa Mazigh, la dott.Shulamit Furstenberg, docente di Storia e di Ebraismo a Firenze, la storica e teologa Adriana Valerio, insegnante di Storia del Cristianesimo all’Universitá di Napoli,”perché –  conclude Antonella Cotti – da diversi cammini religiosi le donne lottano e agiscono contro il patriarcato e le ineguaglianze per veder riconosciuti diritti e pari opportunità”.

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