Donata Bianchi: “In memoria di Shireen, la giornalista uccisa a Jenin”

Firenze – Un minuto di silenzio del consiglio comunale di Firenze, su richiesta della consigliera del Pd Donata Bianchi, per ricordare la giornalista Shireen Abu Akleh uccisa da un proeittile mentre stava lavorando nei pressi del campo rifugiati di Jenin in Cisgiordania mercoledì 11 maggio.  Ecco l’intervento di Donata Bianchi.

“Shireen Abu Akleh è stata uccisa mentre documentava un’incursione da parte dell’esercito israeliano.
Secondo il ministero della salute palestinese sarebbero state le forze israeliane a spararle, forse un cecchino che l’ha colpita con millimetrica precisione in un punto non coperto né dal casco né dal giubbotto antiproiettile. L’evento ha poi avuto un prosieguo altrettanto drammatico durante il corteo funebre della giornalista quando i partecipanti, in particolare coloro che portavano a spalla la sua bara, sono stati colpiti con violenza dalle forze di polizia israeliane.

Shireen Abu Akleh era nata a Gerusalemme in una famiglia cristiana, originaria di Betlemme, aveva doppia cittadinanza palestinese e americana, aveva studiato in Giordania.

Era da oltre venti anni una delle figure  più note dell’emittente televisiva di Al Jazeera. Era stata assunta nel 1997 e per anni ha realizzato inchieste e collegamenti da Gerusalemme Est, documentando le conseguenze delle decisioni del governo israeliano sulla popolazione palestinese ed eventi importanti avvenuto nei territori occupati, come la seconda Intifada. Shireen divenne nota quando garantì una costante copertura informativa all’ “Operazione Scudo difensivo” nell’aprile del 2002, durante il massacro di Jenin.

Come emerge dagli articoli che le sono stati dedicati in questi giorni, Shireen Abu Akleh non era solo una grande giornalista , era diventata negli anni la voce di coloro che non hanno voce. Era diventata un punto di riferimento per generazioni di giovani palestinesi,  cristiani e musulmani; per oltre venti anni,  attraverso i suoi servizi e  le sue parole ha alimentato la loro identità di popolo e la cognizione di avere diritti. E’ stata un modello, una donna e professionista competente, onesta e ricca di umanità e capace di entrare in empatia  con le persone che incontrava e con coloro che l’ascoltavano.

In questo giorni abbiamo letto spesso una frase che Shireen aveva pronunciato in un video pubblicato sul sito di Al Jazeera a ottobre “ Ho scelto il giornalismo per essere vicina alle persone e sapevi che non sarebbe stato facile cambiare la situazione. Ma almeno sono riuscita a portare le voci dei palestinesi nel mondo”.”.

Foto: un momento di una manifestazione palestinese a Firenze

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