“Nella mia vita se c'è qualcosa che mi manca in maniera profonda è la dimensione della paternità. Mi addolora il fatto che la Chiesa nella storia abbia ad un certo punto impedito ai preti e alle suore la possibilità di essere padre e madri in maniera naturale”. E’ l’ultimo annuncio shock-provocazione di don Alessandro Santoro, il sacerdote fiorentino, 47 anni, parroco delle Piagge, popoloso quartiere di periferia alle porte del capoluogo toscano. In un intervista al quotidiano “Il Tirreno”, pubblicata oggi, il prete, famoso per le sue ribellioni ai dettami della Chiesa, asserisce: “Sì, vorrei tanto avere figli. Vorrei avere un figlio per condividere la sua vita, vederlo crescere, sbagliare e poi rialzarsi, gioire,sognare, stargli a fianco fino in fondo dalla testa ai piedi. Sarebbe importante che la Chiesa permettesse a noi sacerdoti di costruire una famiglia”, afferma Santoro, che l'anno scorso venne inviato dall’Arcivescovo Giuseppe Betori in “punizione” a meditare in un convento del Casentino, dopo che aveva tentato di sposare una donna nata uomo, comunque sposata regolarmente per lo Stato Italiano. “Avere una propria famiglia – aggiunge – non toglierebbe niente alla donazione di sé agli altri, all'essere pane con gli altri che è, per quello che ho capito io, il senso dell'essere prete. Mi manca la paternità, ma sarei crudele con me stesso se dicessi che non sento anche l'assenza di una relazione stabile con una altra persona. Però per come sono fatto io so che non sarei capace di stare dentro una famiglia tradizionale. Io non ho fatica a riconoscere che più che il rapporto con una donna, sento con più dolore il mio non essere padre naturale”. Don Santoro qualche anno fa aveva preso con sé un ragazzo che oggi, a sua volta, è padre. E il celibato? Per lui dovrebbe essere una scelta facoltativa perché l'essere padre “non rende il prete meno prete ma di più. Del resto anche Gesù nasce in una famiglia, per giunta irregolare. Molte coppie omosessuali cercano di avere un figlio attraverso la fecondazione. Le capisco e le invito a tentare” conclude don Santoro.