Teatro Comunale – Firenze
Descritto dal quotidiano francese Le Figaro come “una delle più affascinanti personalità musicali dei nostri tempi”, Kazushi Ono attualmente è Direttore Principale dell’Opéra de Lyon (dalla Stagione 2008-2009), nonché Direttore onorario della Tokyo Philharmonic Orchestra e dal settembre 2012 Principale Direttore Ospite della Filarmonica “Arturo Toscanini”. Ad affiancare Kazushi Ono, il basso Vitalij Kowaljow interprete di oltre quaranta ruoli protagonistici nei più importanti teatri del mondo fra cui i ruoli verdiani di Filippo II in Don Carlo (fra gli altri al New National Theatre di Tokyo), di Fiesco in Simon Boccanegra (a San Francisco), di Zaccaria in Nabucco (alla Bayerische Staatsoper e all’Arena di Verona).
Il concerto si apre con Ruy Blas, Ouverture op. 95 di Felix Mendelssohn (1809-1847), ouverture che riassume in note il dramma in versi di Victor Hugo, ambientato in Spagna alla fine del Seicento, che descrive l’amore impossibile tra una regina e un servo. Si prosegue con la Sinfonia in re maggiore K. 297 di Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791) nota anche come Pariser-Symphonie (Sinfonia Parigina), composta a Parigi nel 1778, che si articola in tre movimenti ed è la prima del compositore austriaco a prevedere l’uso di clarinetti.
Il programma prosegue con la Sinfonia n. 13 in si bemolle minore op. 113 Babij Jar di Dmitrij Šostakovič (1906 – 1975) eseguita per la prima volta dall’Orchestra filarmonica di Mosca, diretta da Kirill Kondrašin nel 1962. Il titolo della sinfonia richiama la strage di ebrei nella fossa di Babij Jar, presso Kiev, messa in atto dai nazisti nel 1941. Nella tredicesima, come nella successiva quattordicesima sinfonia, Šostakovič unisce il canto alla musica strumentale. La sinfonia si compone di 5 movimenti: Babij Jar (Adagio), L’umorismo (Allegretto), Nel negozio (Adagio), Le paure (Largo), Una carriera (Allegretto).
Un programma che rivela al pubblico tutta la versatilità di un direttore in grado di spaziare in un repertorio vastissimo, assecondato dall’esperienza e dalla tecnica di Vitalij Kowaljow.
Stensen Cinema
Il film di animazione ‘Ernest e Celestine’, candidato agli Oscar 2014
Con la sceneggiatura di Daniel Pennac e, nella versione italiana, le voci di Claudio Bisio e Alba Rohrwacher
Due mondi separati e diffidenti l’uno dell’altro – quello degli orsi e quello dei topi – finché l’incontro tra un orso solitario e una topolina senza paura non cambierà tutto. È Ernest e Celestine, il film francese d’animazione candidato agli Oscar 2014, che sarà proiettato domenica 16 febbraio alle ore 15.00 presso il cinema Stensen (viale Don Minzoni 25/c). ). Il film di Stéphane Aubier, Vincent Patar e Benjamin Renner vede come sceneggiatore il celebre scrittore francese Daniel Pennac, e nella versione italiana sono gli attori Claudio Bisio e Albra Rohrwacher a prestare le loro voci ai protagonisti. Ispirato ai libri illustrati dell’autrice belga Gabrielle Vincent e realizzato con la tecnica dell’acquerello, Ernest e Celestine è distribuito in Italia dalla Sacher Distribuzione di Nanni Moretti.
Il film affronta la paura dell’altro e racconta la storia di due mondi divisi e non comunicanti: quello degli orsi, in superficie, e quello sotterraneo dei topi. Fin da piccoli i topolini vengono educati a temere gli abitanti del mondo di sopra, e gli orsi a concepire i topi solo come cibo. Ma quando Celestine – una topolina che desidera fare la pittrice e non ne vuole sapere di intraprendere il destino di tutti i suoi simili, quello di diventare dentista – incontra Ernest, un grande orso musicista che vive ai margini della società, la loro amicizia sovvertirà tutte le regole. La proiezione prosegue il ciclo di film di qualità dedicati alla famiglia, inaugurato questo inverno con una selezione di animazioni del maestro Hayao Miyazaki.
Riguardo al suo lavoro di adattamento dei libri illustrati per il film, lo scrittore Daniel Pennac ha raccontato: “Gli albi di Gabrielle Vincent erano quadretti, storie molto brevi che raccontavano momenti idilliaci. Illustrano l'idealizzazione del rapporto tra un adulto e un bambino che portano avanti una convivenza perfetta. Ma è impossibile realizzare un lungometraggio partendo da questi momenti, visto che l'universo è già idilliaco. Per valorizzare questo paradiso dovevo far emergere i protagonisti da un inferno personale”. Da qui nasce il tema centrale di Ernest e Celestine, la paura dell’altro. “La paura è la passione della mia vita – continua Pennac – Le cose peggiori che ci succedono provengono dalla paura, però anche grazie alla paura riusciamo a fare cose di cui non credevamo di essere capaci. Per quanto riguarda l'aspetto politico, invece, devo dire di trovare interessante l'inquietudine sociale che attraversa la favola. Ma questo proprio perché non voglio lanciare messaggi, detesterei un film o un romanzo riassumibile in un messaggio, perché non sarebbe un'opera d'arte”.