È una storia lunga più di dieci anni, è quella del progetto Rebeldia e del Municipio dei Beni Comuni. Una storia fatta di occupazioni e sgomberi. Loro i “rebeldi” e le associazioni aderenti al progetto occupano spazi della città lasciati in abbandono e degrado per farne spazi sociali autogestiti (e riqualificati), successivamente e puntualmente arriva lo sgombero. In principio erano stati occupati i locali dello stabilimento ex Asnu ed Etruria, poi gli ex depositi CPT di via Battisti, c'era stato il breve “transito” alla Mattonaia per giungere all'occupazione dell'ex Colorificio di via delle Cascine ed infine l'ex caserma Curtatone e Montanare in via Giordano Bruno di proprietà del Ministero della Difesa. Giorni nostri. Poche ore fa. Ore 6.30 del mattino. Ad un gruppo di rappresentati del progetto Municipio dei Beni Comuni arriva la comunicazione che lo sgombero è imminente: il tribunale di Pisa ha disposto il sequestro dell'immobile e che lo sgombero deve essere eseguito. Alcuni di membri del Municipio dei Beni Comuni hanno deciso di dormire all'interno dell'ex distretto militare, la caserma abbandonata e oggetto di progetto di riconversione, perchè temevano l'intervento della Polizia. L'intenzione di sgomberare era nell'aria da qualche giorno. All'arrivo delle forze dell'ordine il portone della caserma è chiuso, all'interno a presidiare e manifestare una decina di persone. L'azione di sgombero è sospesa. Inizia la trattativa. La prima fase di dialogo è tra Questura e occupanti, nel corso della giornata il tavolo si allarga, entra anche il Comune di Pisa. Esce il comunicato del Sindaco che auspica un dialogo positivo. Intorno alle 12 due cordoni di polizia controllano l'area prospiciente la caserma ed impediscono il passaggio. Un paio di blindati stazionano in via Giordano Bruno. Sotto l'imponente porta della caserma un gruppo di manifestanti, un cuscino tra le forze dell'ordine in tenuta anti sommossa e gli occupanti.
Poco lontano una cinquantina di persone arrivate a portare solidarietà ai manifestanti. Il clima non è teso. C'è stupore da parte di molti. Alle 15.30 tutto cambia. Si diffonde la voce che le forze dell'ordine sarebbero pronte ad intervenire. All'interno della caserma ribattezzata Distretto 42 i manifestanti si arrampicano sulle piante, è l'estrema “difesa” allo sgombero. Una forma di resistenza non violenta alquanto inusuale. Un paio di alberi raggiungono i 10 metri d'altezza, i ragazzi sono seduti sui rami più alti. Raggiungiamo telefonicamente uno di loro. È Fabio. Ventisettenne. Dice: “Noi siamo non violenti ma di qua non ce ne andiamo. Il nostro obiettivo è aprire un parco a tutta la cittadinanza e invece siamo accusati di essere un problema di ordine pubblico. Noi proponiamo un progetto di riqualificazione immediata per un polmone verde della città e siamo accusati d'illegalità. Tutto ciò è inconcepibile. Mi sento veramente frustrato.” Fabio partecipa attivamente alle attività del Distretto 42, organizza corsi di lingua per immigrati. È un operatore sociale: “noi abbiamo in essere un progetto virtuoso sulle problematiche dell'integrazione e dell'accoglimento degli immigrati e per tutta risposta ci vengono tagliati i ponti. Sono giorni che chiediamo di poter incontrare e conoscere gli immigrati che sono stati portati a San Rossore ma ci viene regolarmente impedito.”
Fabio snocciola i numeri delle presenze, della partecipazione, delle attività che da settimane vengono svolte nel Distretto 42. Fabio parla dell'ottimo rapporto con il “vicinato”, il quartiere di San Martino: “la risposta della gente è stata eccezionale. A differenza dell'ex Colorificio non abbiamo eventi all'aperto durante la notte. Gran parte delle attività si svolgono durante il giorno. Il nostro non è solo uno spazio fisico ma soprattutto un'idea diversa di partecipazione, di condivisione, di un mondo nuovo.” Fabio espone la sua critica al sistema, partendo dalla politica: “La politica dovrebbe facilitare percorsi come il nostro. Fare in modo di creare maggiori spazi di socialità, offrire migliori servizi gratuiti ai cittadini. Tra di noi ci sono persone che da settimane, a staffetta, protestano con il digiuno. Chiedono all'amministrazione comunale di non restare in silenzio di fronte ai problemi che noi oggi poniamo.”
Fabio non risparmia critiche e annuncia: “Deve essere chiaro che noi non abbiamo assolutamente intenzione di mollare questo spazio. Il nostro percorso non muore con uno sgombero. Siamo esasperati ma non per questo rinunceremo al Distretto 42.” Intanto arrivano i vigili del fuoco, l'ingresso è forzato, le forze di polizia entrano nel piazzale della caserma. C'è solo da convincere gli occupanti a scendere dagli alberi.
Foto: http://www.rebeldia.net/