
Questa settimana è stato semplice. Da quando ho visto la fotografia censurata di Anastasia Chernyavsky sul web non ho avuto alcun dubbio. Avrei parlato di nudo e censura. Ponendomi questa domanda: è l’etica o l’estetica a dettare legge?
Mi spiego. Anastasia Chernyavsky ha scattato con una Rolleiflex una foto in bianco nero che la ritrae nuda in piedi davanti allo specchio con la figlioletta stretta alla sua coscia destra e in spalla sulla sinistra l’altro figlio appena nato. Ha scelto di postare la fotografia sulla sua bacheca di Facebook ed è stata censurata con l’accusa di pornografia. Sono nove le categorie censurabili su Facebook, una di queste è appunto “sesso e nudità”. Ora mi viene da chiedermi: perché mai è stata censurata una fotografia così bella e così tenera? Semplice: è un nudo e perciò va censurato. Come dire, il bello non basta a definire il bene. Il nudo della Chernyavsky è trattato alla pari dei più volgari nudi del web. La sua colpa non sta nell’essere un nudo bello o brutto, ma semplicemente nell’essere un nudo.
Ci si potrebbe certo chiedere se Facebook sia o non sia il contenitore corretto per postare una foto di questo tipo e in più verrebbe da aggiungere che ognuno a casa propria detta le regole che vuole, beato Zuckerberg. Perciò trascuriamo per ora le dubbie scelte di Facebook e guardiamo più in grande. Ovvero alla tagliola della censura che dove si posa non risparmia niente e nessuno. “ ‘A livella” contemporanea si potrebbe azzardare. Che non è solo la morte alla Totò, ma anche quel vizio che va oggi così di moda di giudicare tutto il giudicabile in nome della sacrosanta morale e quando conviene, calpestando l’essenza delle cose.
Altro aspetto: la censura diventa notizia solo quando colpisce la notorietà. Provate a cercare su google la foto di Anastasia Chernyavsky, la troverete alla terza pagina di ricerca. Perché al clic “nudo e censura” appare una sfilza di articoli dedicati alla censura del nudo integrale di Luca Argentero nel suo ultimo film “Cha cha cha” di Marco Risi. E di tutta la censura latente che deviata attraverso i fantomatici media, la propaganda politicante e sua maestà la moda ci rende persone ogni giorno più ansiogene chi se ne occupa? Abbiamo forse smesso di stupirci, di chiederci il perché di un veto, di avere il coraggio di pensarla diversamente? Aprite google, cliccate Nam Goldin immagini. Quella donna con gli occhi lividi è lei. Quelle donne incinte nude sotto le docce le ha fotografate lei, fregandosene della censura del nudo. E chiedetevi dov’è il bello e dov’è il bene. O meglio evitate per una volta di aprire la bocca per esprimere un giudizio.