Parola d’ordine: tappare i buchi. E Iren vuole farlo con l’acqua e i rifiuti. Sì perché il debito ha raggiunto quota 3 miliardi e sul triumvirato Viero-Bazzano-Garbati nelle ultime settimane è aumentata la pressione da parte dei sindaci azionisti che quest’anno si sono visti recapitare un dividendo irrisorio. Fare cassa e farla subito è diventato dunque l’imperativo categorico. Come? Dopo la vendita della quasi totalità del patrimonio immobiliare, si passa ai rami d’azienda e alle operazioni finanziare che garantiscano la liquidità che consentano di riportare il debito a quota 2,5 miliardi entro la fine dell’anno.
Tra le operazioni in corso, come scrive “Affari&Finanza”, il conferimento della gestione del servizio idrico del comune di Parma (ora in carico alla società operativa Iren Acqua Gas) alla controllata Mediterranea delle Acque. Iren detiene il 60% della società, mentre il restante 40% è nelle mani di F2i, il Fondo investimento infrastrutture del manager Vito Gamberale (un giro d’affari complessivo che sfiora 1,5 miliardi, 8mila dipendenti e un utile operativo di 619 milioni) sul quale hanno messo gli occhi i cinesi. Con lo stesso Gamberale Iren starebbe trattando una importante partita che interessa rifiuti e termovalorizzatori. Si lavora alla creazione di un “Fondo ambiente” cui conferire termovalorizzatori e impianti di trattamento dei rifiuti. F2i potrebbe entrare con una quota compresa tra il 40 e il 49 per cento. Infine si sta lavorando alla creazione di una newco per scorporare di 12 centrali idroelettriche in una società che consentirebbe l’ingresso di un partner al 20-25% (si parla di Equiter, gruppo Intesa San Paolo).
A questo punto comincia a prendere forma il piano industriale che sarà presentato in autunno. Un piano che punta alla riduzione del debito attraverso disimissioni di asset ritenuti non strategici e l’apertura a nuovi partner. Una politica che non va esattamente nella direzione del radicamento territoriale auspicato dal sindaco Delrio.