Helga Weissova nacque a Praga nel 1929, da genitori ebrei. Con loro venne internata nel campo di concentramento di Terezin, dove rimasero tre anni. “Disegna ciò che vedi” fu ciò che il padre di Helga le disse quando la bambina, da poco arrivata a Terezin, gli fece ricevere un suo disegno: un pupazzo di neve. Il padre, consapevole del talento della bambina, capì che avrebbe potuto testimoniare la vita del campo, ignorata all’esterno.
Per questo Helga scrisse di quel pupazzo come dell’ultimo disegno veramente infantile, che dell’infanzia ha la purezza e l’ingenuità. Era il 1941 e Helga Weissova aveva dodici anni: da quel momento in poi i suoi occhi sarebbero stati sconvolti dalla crudeltà della Shoah, deportazione, condizioni umilianti, morte. La sua attitudine al disegno (Helga sarebbe poi diventata pittrice), la fedeltà alle parole del padre e il suo senso di responsabilità ci hanno lasciato un’importante raccolta di documenti che raccontano la drammatica assurdità dello sterminio nazista.
Helga era una bambina quando diede forma e colore a ciò che vedeva, ma i suoi occhi avevano perso quel velo di ingenuità che avrebbero dovuto ancora conservare. Ha descritto minuziosamente e in certi casi con ironia la vita e i disagi del campo, e la voglia di riscattarsi, di disobbedire a quelle regole crudeli: tutto questo è contenuto nei suoi bellissimi disegni. L’arrivo, l’organizzazione, il controllo, l’obbligo di portare con sé un bagaglio di massimo 50 kg, l’assegnazione di uno spazio a persona pari a due metri quadrati e di un materasso.
Così come la mancanza di igiene, l’acqua gelida, la rapida diffusione delle malattie che moltiplicavano i morti. Il clima culturale: la scuola proibita ad eccezione di alcune materie spinse i bambini a radunarsi in segreto e seguire altre lezioni. Il bisogno di allontanare la mente per un istante dalla dura realtà che erano costretti ad affrontare trovò nella musica il migliore antidoto e motivo per stare insieme. Gli imbrogli architettati dai nazisti, che ordinarono il campo come se fosse una scenografia teatrale, traendo in inganno la Croce Rossa in visita. Questo e molto altro è contenuto nei teneri tratti e nei colori dolcissimi dei disegni che Helga fece a Terezin, ritratti che diventeranno duri e perderanno i colori ad Auschwitz e Mauthausen, dove la bambina non ebbe più possibilità di disegnare e che completò dopo la liberazione.
Helga sopravvisse. Ricordare la sua infanzia rubata e quella di tanti bambini come lei è un dovere da non relegare ad un solo giorno ma impegno per custodire e tramandare la memoria di una storia assurda. Il taccuino di disegni che lasciò allo zio poco prima di essere deportata ad Auschwitz è oggi una testimonianza che non può non colpire per il racconto fedele della cruda realtà, per la maturità e allo stesso tempo la tenerezza del suo illustrare.
Anna Vittoria Zuliani
Disegna ciò che vedi. Helga Weissova: da Terezin i disegni di una bambina
17 gennaio – 7 febbraio 2016
Sinagoga di via dell’Aquila
Reggio Emilia
Apertura: venerdì 22 gennaio, 29 gennaio e 5 febbraio: ore 10-13
sabato 23 gennaio, 30 gennaio, 6 febbraio: ore 17-20
domenica 17 gennaio, 24 gennaio, 31 gennaio, 7 febbraio: ore 10-13 e 17-20