Direzione Pd: resa dei conti, ma prevarrà la voglia di unità

Pistoia – “Non sciupate il Pd.” Questa è la raccomandazione di cuore di Walter Veltroni, parte importante della costituente del progetto politico chiamato Partito Democratico. Segretario eletto con oltre il 70% dei consensi, Veltroni oggi lancia un appello sul rischio di scissioni ” dolorose” – dice – che renderanno possibili pericolosi contraccolpi per il centrosinistra alle prossime amministrative.

Le accuse arrivano dal gruppo di minoranza, quello capitanato da Bersani- Speranza -D’Alema,  per intendersi, che nella – tre giorni – di Perugia hanno lanciato strali contro il Segretario e Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ed è proprio Bersani che risponde in merito alla polemica nata sull’Ulivo :  “Io assieme ad altri stiamo cercando di tenere dentro il Pd della gente che non è molto convinta di starci: a volte si ha l’impressione invece che il segretario voglia cacciarla fuori” afferma l’ex Segretario PD ” Il segretario deve fare la sintesi, non deve insultare un pezzo di partito”.

E si legge inoltre :”Sì, lo ammetto, mi sono arrabbiato molto, se mi toccano l’Ulivo… Se al corso di formazione politica vai a dire che la sinistra ha distrutto l’Ulivo, che abbiamo aiutato Berlusconi… Ricordo che il centrosinistra ha battuto tre volte Silvio Berlusconi e che, pochi o tanti voti che io abbia preso, Renzi sta comodamente governando con i voti che ho preso io. Non io Bersani, io centrosinistra”.

Qualche piccola osservazione merita farla proprio su queste affermazioni e possiamo iniziare nel dire che la prima ed unica volta in cui L’Ulivo vinse era nel 1996, ed ottenne questo risultato perché la Lega, all’epoca, non si alleò con Berlusconi.

Ricordiamo tutti bene che nel 2006 fu Prodi a vincere con l’Unione. L’Ulivo era già stato seppellito, grazie al “lavoro” egregio svolto da D’Alema e Cossiga. Il Governo, infatti, cadde esattamente il 9 ottobre 1998. Bersani, che “vinse e non vinse”, nel 2013 si presentò con Italia del Bene comune (Ulivo? Non pervenuto). ” Caro Piggi” dicono alcuni fedelissimi militanti che hanno appoggiato l’attuale Segretario ” tornando a ” quel”  2013, ed a quel tuo risultato elettorale   “comodamente” ottenuto, non sei riuscito neppure a fare un governo”.

Ricordiamo, infatti, che fu Letta a formarlo, costretto persino ad allearsi con partiti che non erano in coalizione, compreso Verdini. (….memoria corta?) E bruciati i 10 punti di vantaggio, oltre a non permettere di governare, permisero l’entrata in  Parlamento di esponenti del M5S. Va bene la discussione, va bene il confronto, va meno bene, all’interno di un partito, la mal sopportazione che appare sempre più evidente verso l’attuale Segretario.

Ecco che traspare chiaramente, con quel “comodamente” quanto astio nasconda l’intera minoranza che al loro posto ci sia oggi Matteo Renzi.

Renzi, spinto da Orfini, ormai dalla sua parte, convoca la direzione Pd il 21 marzo. Una Direzione che sicuramente tenderà ad assumere toni da resa dei conti interna. Così Renzi alla Scuola di formazione si esprime in merito : “Siamo percepiti come un luogo dove litighiamo tra di noi e non un luogo dove si organizza una battaglia di cambiamento per il Paese. E’ un nodo che dobbiamo affrontare e sciogliere perché sennò diventa un elemento di debolezza”. Ed ancora : “Nel momento in cui usciamo dai confini nazionali siamo considerati il governo e il partito più a sinistra d’Europa. Poi torniamo in Italia e si apre una discussione lunare sul fatto che siamo diventati di destra…”.

Ed anche Veltroni, padre putativo del Partito Democratico, interviene: “Senza il Pd, per come lo abbiamo immaginato e costruito, l’Italia è esposta al rischio che stanno correndo le democrazie occidentali. Se si dovesse sciupare il Pd – prosegue – ciò che vedo dopo è solo il baratro del dilagare di forme inimmaginabili di populismo. Se si divide, con scissioni o minacce di scissioni, si indebolisce un presidio fondamentale della stabilità, della possibilità di riforme e di cambiamento, di ancoraggio all’Europa”.

Che il Pd debba restare unito, proprio per garantire la possibilità di un governo stabile, europeo e riformista lo gridano a gran voce un po’ tutti. Diciamo tutti quelli che in gran parte hanno contribuito a fondarlo e lo hanno guidato finché hanno potuto farlo, con coerenza per l’impegno preso con milioni di italiani. Un appello ” alla ragione” quindi, quello di Veltroni, ma non solo il suo è arrivato a gran voce su diverse testate, ma anche quello della giovane candidata di Platì, Anna Rita Leonardi che afferma  ” Nessun insulto, nessun attacco durante le due giornate della Scuola democratica a Roma. Un week end nel quale sono state affrontate varie tematiche e di varia natura con esponenti di degno spessore. E se l’aver discusso di alcune affermazioni fatte dalla minoranza, sui giornali, viene visto come ” insulto” è grave. Perché con il Segretario abbiamo fatto un ampio ragionamento proprio sul senso profondo del Partito, sull’importanza dell’unità da trovare perché unica soluzione possibile. Noi giovani non siamo -arroganti ed irrispettosi- facciamo parte con orgoglio di un grande Partito e vorremmo continuasse ad esserlo. Siamo a Scuola per questo”

Al di là di incrinature, ormai alla luce da tempo, non parrebbe concreta l’ipotesi di spaccatura insanabile del Partito. Certo è che il clima che si respira è teso e questa Direzione potrebbe avere il grande compito di mediare i conflitti interni, se ben guidata come Orfini si appresta a fare. E la dichiarazione in cui ammette che la minoranza composta da Bersani, Cuperlo, Speranza e D’Alema abbiano ancora molto da dare e dire al PD, la dice lunga sulla mano tesa per il tentativo di evitare il disfacimento del grande progetto chiamato da molti ” fusione a freddo“.

Più che freddo oggi si sente un gran caldo, quello dell’agitazione e del fermento tra le fila del Partito, a partire dai militanti, nei Circoli, per finire al Nazzareno. Militanti già pronti a scendere in campo per difendere e sostenere nuovamente il loro ideale di partito nel quale e per il quale hanno lottato, quello che ha portato Matteo Renzi ad ottenere il 40% di consensi. ” Non consentirò a nessuno di infangare la nostra comunità” dice Orfini. Attenderemo la resa dei conti.

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