Brindisi – La nuova Rainbow Warrior, l’imbarcazione simbolo di Greenpeace, è arrivata oggi a Brindisi per la tappa conclusiva del tour “Non è un Paese per fossili”, che ha portato la nave lungo tutte le coste italiane per incontrare le comunità locali colpite dalle fonti energetiche “sporche” come carbone e petrolio e promuovere le energie rinnovabili e l’efficienza. Greenpeace ha incontrato le istituzioni e i movimenti locali per discutere delle due centrali a carbone di Brindisi, l’una di Enel l’altra di Edipower, e del futuro energetico. L’associazione ha lanciato la petizione online “nonfossilizziamoci”, già oltre le 56mila firme. “Questo governo – denuncia Greenpeace – promuove piani di ulteriore sfruttamento delle fonti fossili, un ulteriore attacco a clima, salute e risorse naturali”.
A Brindisi si trovano da anni due centrali a carbone. La più grande, quella dell’Enel, è già stata classificata da uno studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente come l’impianto industriale più inquinante d’Italia e tra i 20 più inquinanti in Europa, con impatti esterni stimati tra i 550 e i 700 milioni di euro l’anno; nel 2013 è stata il nono impianto in Europa (e il primo in Italia) per emissioni di CO2. Il management della centrale è attualmente sotto processo per reati ambientali, su 400 ettari di terreno intorno all’impianto è vietata la coltivazione. A Brindisi c’è anche una centrale di proprietà di Edipower, ferma dallo scorso dicembre e in crisi da anni. L’azienda ha presentato un progetto per riprendere la produzione, bruciando circa 550 mila tonnellate di carbone l’anno e alimentando l’impianto, per il 10 per cento, con rifiuti. Sulla centrale Enel è riaperta la procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale, mentre il progetto Edipower è sul tavolo delle istituzioni.
La denuncia di Greenpeace. “Questo governo promuove piani di ulteriore sfruttamento delle fonti fossili, anche di quel poco che c’è sotto il mare, e colpisce le rinnovabili con lo spalma-incentivi. Noi chiediamo invece che ci dica qual è la strategia italiana per decarbonizzare completamente l’intera economia da qui al 2050. È ora che i governi, quello centrale e quelli locali, si esprimano con molta chiarezza sul destino di questi impianti e sul futuro del territorio. In questa regione si va avanti col carbone, si blocca sistematicamente l’eolico offshore e si profila lo spettro delle trivelle petrolifere a mare. È insensato. In Puglia, come nel resto del Paese, bisogna definire un piano preciso di uscita dal carbone, che causa oltre 500 morti premature l’anno in Italia e dire un secco no alle trivelle” afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Ancora una volta, con questo tour, abbiamo provato a dar voce a coloro che vengono colpiti quotidianamente dalle fonti fossili e abbiamo chiarito la nostra ricetta energetica per il Paese. Se Renzi e i suoi ministri non hanno orecchie per Greenpeace e per i “comitatini”, né per gli scienziati che ci chiedono con urgenza di salvare il clima, ascoltino almeno i mercati e capiscano che il futuro è nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica” afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace.
Greenpeace, in occasione del tour, ha lanciato una petizione online (http://www.greenpeace.org/
fonti fossili, in favore di energie rinnovabili ed efficienza. In poche settimane la petizione ha già raccolto oltre 55 mila firme.
La conferenza stampa si è tenuta a bordo della Rainbow Warrior, vi hanno partecipato il consigliere comunale Riccardo Rossi e Maurizio Portaluri, primario di Radioterapia all’Ospedale Perrino di Brindisi. Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, non ha invece aderito al nostro invito a intervenire. Il sindaco di Brindisi Domenico Consales, che aveva accettato l’invito di Greenpeace, ha comunicato la sua impossibilità a partecipare poco prima dell’inizio della conferenza.