Le dimensioni del patrimonio architettonico in Italia sono tali da rivestire un notevole interesse culturale internazionale che non può essere sottovalutato. Allo stesso tempo non possono essere trascurate le complessità che si celano dietro a tanta bellezza. Preservare le caratteristiche originali, mantenere con restauri continui, adeguare alle normative vigenti, far conoscere al pubblico. Sono questi i temi che i proprietari delle dimore storiche si trovano ad affrontare costantemente e da questa urgenza è nata, da parte dell’Adsi, l’Associazione che rappresenta le dimore storiche italiane www.adsi.it , l’esigenza di organizzare un tavolo, alla presenza di diversi soggetti pubblici e privati per delineare le difficoltà in comune da dover affrontare e le modalità di risolverle.
Gli incontri si sono articolati su tematiche delineate dal Comitato scientifico dell’Associazione Dimore Storiche Italiane della Toscana, con il proposito di stabilire una collaborazione consapevole, una chiarezza di orientamenti e una presa d’atto unitaria, finalizzata a valorizzare maggiormente l’immenso patrimonio storico esistente sul territorio italiano. I punti critici, l’approfondimento, la sensibilizzazione e la conoscenza, anche con realtà estremamente diversificate, hanno fatto emergere una concordanza di intenti racchiusi in un documento “Atti dei seminari 2019-2022”, presentato a Firenze nei giorni scorsi e prologo ad un prossimo convegno di primavera.
A questo proposito abbiamo incontrato Tomaso Marzotto Caotorta, Vice Presidente Adsi Toscana e coordinatore del ciclo d’incontri “Le Dimore Storiche Oggi” assieme al Consigliere Andrea Todorow.
Professor Marzotto Caotorta, l’Associazione Dimore Storiche Italiane ha proposto ai proprietari di riunirsi in alcuni incontri per affrontare tematiche comuni…
“Sì, abbiamo deciso di dare un servizio ai soci affinché, a partire dalla consapevolezza del valore culturale di interesse pubblico costituito dalla propria dimora storica, prendessero maggiore coscienza del valore della propria dimora e aiutarli così a sapere come comportarsi nel caso dovessero trovarsi nella necessità di fare dei lavori di restauro piuttosto che di valorizzazione del proprio bene immobiliare. L’idea nostra era quella di mettere attorno a uno stesso tavolo una serie di interlocutori tra cui la Soprintendenza di Firenze e di altre provincie della Toscana. Perché è molto importante sapere come funziona questa Istituzione, quali sono i suoi valori, come si comporta, come bisogna formalizzare una domanda, e su che basi decidono di fronte a problematiche come la manutenzione e il restauro per esempio. Chiarire il significato di restauro e come affrontare eventuali interventi di carattere strutturale. Cosa vuol dire valorizzazione sostenibile o vocazioni e destinazioni d’uso di una Dimora Storica. E così via. Quindi abbiamo aggiunto al tavolo di confronto la Fondazione Architetti di Firenze e l’Ordine degli Ingegneri di Firenze. Inoltre abbiamo coinvolto il dipartimento di architettura dell’Università di Firenze e il Laboratorio di Architettura Ecologica di Padova, specializzato nei lavori di efficientamento energetico. Per la prima volta in Toscana, ma forse anche in Italia, si mettevano attorno a uno stesso tavolo tutti gli interlocutori per ogni tipo di esigenza e visione. E’ stato anche molto utile per formare un gruppo di architetti sensibilizzati al problema delle Dimore storiche e lavorare tutti nella stessa direzione. Tra il 2019 e il 2020 abbiamo fatto cinque incontri, poi è arrivato il covid e il sesto incontro l’abbiamo fatto nella primavera del 2022. Oggi, tutte le parti hanno manifestato la volontà di continuare in questa opera e dopo la presentazione degli Atti dei seminari conclusi stiamo pensando al futuro magari con un ritmo un poco più lento, una due volte l’anno, nell’obiettivo di individuare sempre dei temi di particolare interesse per la categoria e organizzare altri seminari con la stessa formula. Ci apprestiamo a ripartire nella prossima primavera con un altro incontro”.
A quali conclusioni particolari siete giunti durante gli incontri avvenuti negli scorsi anni?
“I nostri soci delle Dimore storiche hanno potuto prendere maggiore coscienza del bene immobiliare/culturale che hanno in mano, e la pubblicazione degli Atti dei seminari vuole essere un aiuto in questo senso; gli incontri sono stati apprezzati perchè hanno fornito informazioni utili ai proprietari ma anche agli architetti, perché possano collaborare meglio a interventi di restauro e fornire loro informazioni pratiche su come comportarsi. Abbiamo presentato anche una serie di esempi concreti a cui ispirarsi e sapere quale comportamento mantenere con la Soprintendenza. Come presentare in maniera adeguata i progetti dei lavori di ristrutturazione o consolidamento, affinchè la natura della dimora storica non venga stravolta. La Soprintendenza è molto attenta al valore dell’intervento che viene proposto e si è dimostrata molto collaborativa; per questo è importante che gli architetti siano sempre allineati e specializzati in questa professionalità specifica. Infatti architetti e ingegneri, partecipando a questi nostri incontri accumulavano dei crediti formativi che li qualificavano come interlocutori per questo tipo di opere”.
Qual è la problematica più rilevante che dovete affrontare oggi nelle dimore storiche?
“Diciamo che le nostre dimore storiche sono estremamente diversificate. Può essere un appartamento, di interesse ridotto come valore storico o architettonico, che non ha l’obiettivo di intraprendere un’attività commerciale, oppure una Dimora di media o grande dimensione o castelli orientati verso l’ospitalità e la creazione di eventi. Il proprietario di Dimora storica che non ha un’attività commerciale ha più necessità degli sgravi fiscali per poter sostenere i dovuti interventi di manutenzione e conservazione. Dall’altra parte invece, circa la metà dei soci, che invece si sono organizzati o si stanno organizzando con delle attività commerciali per cui hanno valorizzato la propria dimora storica con l’intento di accogliere turismo, offrire ospitalità a breve o a lungo termine e per eventi o matrimoni. Ecco, questa seconda categoria, molto dinamica, deve sapere come fare per svolgere questo tipo di iniziative e quali criteri devono rispettare le opere di valorizzazione. Questo è stato forse il primo obiettivo raggiunto e nel volume degli atti presentato in questi giorni sono illustrate delle buone pratiche sia di esempi di opere fatte che di comportamenti da tenere”. I Soci e le persone interessate al volume degli Atti, lo possono richiedere a info@cinquesensi.it .
Quanti soci appartengono all’Adsi in Italia e quanti in Toscana?
“A Grandi numeri: quattromilacinquecento soci in tutta Italia e circa seicentocinquanta in Toscana. La Toscana è storicamente la regione italiana dove c’è maggior numero di dimore vincolate e iscritte all’associazione. Questo ci impone una maggiore attenzione nel cercare di garantire un buon servizio ai soci, proprio perché è quella regione che pesa di più in tutta Italia”.
Se estendiamo il nostro pensiero verso il futuro cosa desiderano i soci delle dimore storiche, quale sarebbe l’obiettivo che vorrebbero raggiungere?
“Avere finanziamenti e contributi sappiamo che è difficile. Arrivano con grande ritardo dei contributi del Ministero della Cultura per le opere fatte in passato però sappiamo che sono molto in ritardo. La cosa che più ci piacerebbe e per cui stiamo lavorando anche molto a livello di normativa in Parlamento è quella di ottenere che le dimore storiche, delle categorie catastali A1, A8 e A9, non siano escluse dai benefici governativi e dagli sgravi fiscali; cosa che invece è stata fatta negli ultimi anni. Infatti, queste categorie catastali che comprendono Ville, Dimore storiche e Castelli, purtroppo nelle ultime normative del 110%, ( tanto discusso e oggi azzerato) sono state escluse. Poi sono state escluse anche tutte le dimore storiche che non erano nei centri abitati, per cui il famoso “bonus facciate” non poteva essere applicato alle Dimore storiche fuori dai centri abitati. Quando sappiamo che dal 40 al 50% delle nostre dimore storiche in giro per l’Italia sono fuori dai centri abitati perché sono in campagna, in piccoli borghi o appena fuori dalle città, quindi questa è una seconda esclusione. Allora l’obiettivo primario della nostra Associazione è quello di rivedere le normative nazionali di sostegno alla valorizzazione di questo patrimonio. Un patrimonio che è di tutto il paese. Perché una dimora storica bella valorizza il territorio dove si trova. Il territorio valorizzato è più frequentato da turismo e da qualsiasi altro visitatore. Questo aspetto è stato confermato da uno studio che noi facciamo ormai da qualche anno con la Fondazione Bruno Visentini www.osservatoriopatrimonioculturaleprivato.org , con il professore Luciano Monti, che dimostra che le dimore storiche sono state visitate da circa 47 milioni di visitatori all’anno. Questo significa che le dimore storiche sono un patrimonio della nazione. Non possiamo continuare a considerarle delle dimore di privilegiati. È un patrimonio che va sostenuto e valorizzato con delle norme specifiche. Ad esempio, con uno sgravio fiscale come è stato fatto nel Governo precedente con il Ministro Franceschini, che un anno e mezzo fa ha creato un fondo a sostegno delle opere di restauro per le Dimore storiche vincolate. Soltanto che era dotato di pochi euro, mi sembra 1 milione di euro, che sono assolutamente insufficienti. Ora l’altra battaglia che stiamo facendo è che anche in questo nuovo Governo, che sta decidendo in queste settimane quanto allocare in questo fondo ad hoc per le dimore storiche, venga allocata una quota significativa che possa dare continuità a ogni azione di sostegno al settore”.
In foto Villa Nardi