Dimore storiche: patrimonio da conservare e valorizzare

Firenze – L’Associazione Dimore Storiche Italiane, Adsi, in attesa del convegno che si svolgerà in primavera, ha presentato gli Atti dei Seminari avvenuti nel triennio 2019-2022, durante cinque incontri, che hanno coinvolto Adsi Toscana in collaborazione con enti pubblici come la Soprintendenza per la Città metropolitana di Firenze e le provincie di Prato e Pistoia, l’Università degli Studi di Firenze, la Fondazione degli Architetti di Firenze, l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze e il Laboratorio di Architettura Ecologica di Padova.

All’incontro erano presenti, oltre a Bernardo Gondi, Presidente Adsi Toscana, Valerio Tesi, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle provincie di Pisa e Livorno e Gabriele Nannetti, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle provincie di Siena, Grosseto e Arezzo, numerosi professionisti, architetti, ingegneri, personaggi delle Soprintendenze e personalità della cultura tra cui Cristina Acidini, storica dell’arte, già soprintendende di Firenze e attuale Presidente dell’Accademia delle arti e del disegno.

I seminari sono stati utili per stabilire una forma di comunicazione diretta tra una pluralità di soggetti, pubblici, come le soprintendenze e i proprietari delle architetture e beni storici.

I risultati, dalla iniziale giornata di studio, nell’Auditorium di Santo Stefano al Ponte, “La conservazione delle Dimore vincolate in rapporto alle odierne esigenze di adeguamento funzionale” e i cinque incontri di approfondimento presenti negli Atti, hanno evidenziato, attraverso testimonianze, informazioni e documenti, tutto ciò che è rilevante e significativo per contribuire alla conservazione e valorizzazione delle Dimore storiche presenti sul territorio italiano.

Sono state fatte proposte concrete concernenti la sostenibilità, la ristrutturazione, l’adeguamento alle normative, e varie problematiche legate ai vincoli di tutela del patrimonio storico architettonico di proprietà privata il cui valore investe anche la sfera pubblica. Palazzi, ville e strutture storiche per essere efficienti e attualizzate necessitano di una gestione che coinvolge diverse tipologie di intervento, anche economico, per il loro mantenimento, tutte realizzate in costante rapporto con le soprintendenze.

Le esperienze messe in atto, sia a livello pubblico che privato, per risolvere la complessità delle opere hanno guidato il gruppo di lavoro che ha espresso negli Atti approfondimenti e indirizzi per le future azioni sulle problematiche emerse. Allo stesso tempo è nata l’esigenza di costituire un tavolo permanente e un comitato scientifico in dialogo continuo tra le istituzioni e le proprietà private per il mantenimento dei beni storici, affinché  le Dimore continuino a essere abitate, usate e valorizzate.

Ciascuna delle giornate, che si sono svolte in sedi diverse, ha affrontato un tema differente. Nel primo seminario tenuto all’Università, nell’Aula Magna del Rettorato si è parlato di “Come costruire un progetto di valorizzazione sostenibile”, il secondo e il terzo avvenuti alla Certosa del Galluzzo, riguardavano il “Restauro. Per una conservazione consapevole del patrimonio delle dimore storiche” e “Vocazioni e destinazioni d’uso”, mentre il quarto, presso la sede Ordine Fondazione Architetti di Firenze, rifletteva sui “Miglioramenti strutturali e conservativi”. Infine l’argomento dell’ultimo incontro approfondiva i “Giardini storici e gli spazi aperti. La loro funzione e il legame con la dimora storica”.

Importanti sono state le esperienze derivate da questi incontri e i rapporti intrecciati con gli enti preposti alla salvaguardia di questo grande e meraviglioso patrimonio artistico e storico che unisce esigenze di abitabilità con le norme richieste in interventi di tipo museale.

Il dibattito scaturito durante la presentazione degli Atti ha evidenziato come sia fondamentale la preparazione professionale specifica, soprattutto per gli architetti, creatori dei progetti di innovazioni o ristrutturazioni delle dimore storiche da presentare alle soprintendenze.

La formazione di tecnici preposti alla conservazione con la conoscenza del patrimonio storico in grado di interpretarlo adeguatamente le norme e le regole di qualsiasi progetto conservativo.

Un’attenzione specifica è rivolta al problema dell’accessibilità del patrimonio culturale. I proprietari di antichi palazzi, ville e castelli devono affrontare grandi difficoltà e un impegno economico rilevante per mantenere abitabili, in condizioni di dignitosa accessibilità questi luoghi, trovando forme compatibili di superamento delle barriere architettoniche. È anche emersa la consapevolezza di quanto possa essere importante una campagna diagnostica fatta in fase progettuale.

Sono emerse molte altre problematiche, come l’utilizzo turistico, le tempistiche per le pratiche, la qualità del restauro in rapporto con il passato ma proiettato nel futuro, la realtà delle soprintendenze a partire dalla progettualità che si va a definire per ciascun intervento fino alle fasi successive che riguardano il rilascio delle autorizzazioni.

Sono risultati che rispettano i principi di tutela del patrimonio culturale nazionale, del valore identitario del luogo nel passato e la necessità della proprietà di dotarsi di  comfort che in origine l’immobile non prevedeva.

Infine è stata evidenziata come l’azione di tutela di un bene storico sia considerato un atto di interesse pubblico, di difesa di un patrimonio che è soggetto a eventi come alluvioni, terremoti, incendi ma anche a invasioni, bombardamenti, speculazioni edilizie e interventi sbagliati sul paesaggio.

 

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