Digitalizzazione pervasiva, cambiano le abitudini quotidiane

La nota Irpet: la rivoluzione digitale impatta su tutta la società

La digitalizzazione avanza e investe il consumo e la socialità. Di tutti, compresi anche i nati non digitali che hanno dovuto imparare i rudimenti dell’arte. Lo dice la Nota dell’Irpet 4/2024, da cui emerge che la crescita del ricorso alle tecnologie digitali per i bisogni quotidiani di consumo e socialità prosegue.

Ragionando per fasce d’età, un aumento deciso riguarda il ricorso al commercio elettronico, che viene praticato ormai dalla metà dei giovani nella fascia di età 16-24, mentre 4 su 10 hanno anche utilizzato i servizi bancari online. Interessante l’uso di internet per le attività di socializzazione e svago, messa in atto attraverso i servizi di messaggeria
istantanea (93,7%), chiamate e videochiamate online (87,2%) e naturalmente i social network (80,7%). Il passaggio dalle relazioni sociali virtuali a quelle in presenza registra invece un arretramento. Le interazioni fisiche con gli altri divengono ancora più deboli, soprattutto per quanto riguarda la sfera collettiva, come la partecipazione politica tradizionale, la partecipazione sociale attiva e lo svolgimento di attività di volontariato. Diminuisce anche la frequentazione assidua degli amici, mentre è emersa una crescita della soddisfazione espressa per il proprio tempo libero. La partecipazione ormai, ma questo vale per tutta la popolazione, è perlopiù indiretta, mediata dal mezzo tecnologico. E così via libera a consultazioni su internet, magari esprimendo le proprie opinioni e votando, attività cui indulge il 34,1% dei giovani. In linea con un trend già segnalato, l’informazione segna il passo per quanto riguarda quotidiani e televisione, mentre per il 71,0% dei giovani il web è il principale canale informativo.
Le nuove tecnologie trasformano anche le modalità di fruizione dei servizi per
il tempo libero: meno cinema in sala, il 70,1% dei giovani usa internet per guardare film o video in streaming. Non così per le abitudini di lettura, cui l’introduzione del digitale non ha giovato ma ha mantenuto il trend usuale: nel 2024 solo il 51,4% dei giovani legge almeno un libro all’anno contro il 53,5% del 2003 .

Per quanto riguarda la fascia d’età adulta , ovvero 25-64 anni, la su ampiezza contempla comportamenti eterogenei, in parte simili a quelli della classe precedente (i giovani) o di quella successiva (gli anziani), mentre buona parte delle differenze è spiegata dall’avere o meno impegni lavorativi e carichi familiari. E tuttavia anche in questo gruppo si rileva l’uso intensivo della tecnologia l’uso intensivo della tecnologia: l’89,7% usa internet
regolarmente, mentre restano alcune differenze significative per livello di istruzione, soprattutto per i meno giovani, e per area geografica secondo il tradizionale gradiente Centro-Nord vs Sud.
La pandemia ha insegnato l’uso di internet nelle attività di interazione con la Pubblica Amministrazione e nel 2023 oltre il 60% degli adulti ha utilizzato internet per relazionarsi con la PA, ma anche con alcuni soggetti privati fra cui le banche 58,6%, acquisti e comunicazioni interpersonali. Circa l’80% degli adulti usa servizi di messaggeria istantanea, il 70% effettua chiamate e videochiamate online, il 56% usa i social network. Anche fra gli adulti è diminuita la quota di coloro che vanno al cinema, mentre è cresciuta quella di coloro che guardano film e video in streaming (42,3% del totale nel 2023). E’ diminuita anche per gli adulti la quota dei lettori, pur mantenendo le donne un vantaggio sui lettori uomini. Diminuisce anche in questa fascia d’età la partecipazione diretta a politica, sociale, volontariato, con diminuzioni minori al crescere dell’età. Si conferma che le abitudini apprese da giovani (ad esempio la partecipazione politica e sociale attiva) tendono dunque ad essere mantenute anche al crescere dell’età, quando impegni lavorativi e condizioni di salute lo consentono.

Anche il gruppo tra 65 e 74 anni, ovvero l’inizio dell’anzianità, è stato investito dai nuovi stili di vita, connessi all’affermazione massiva delle nuove tecnologie. Gli anziani utilizzano i servizi digitali, specialmente quelli ad uso più semplice ed intuitivo, segnala l’Irpet, destinati alle comunicazioni interpersonali, mentre resta più raro l’utilizzo per gli acquisti, per le operazioni bancarie e per le interazioni con la Pubblica Amministrazione. La fascia di età 65-74 anni vede il 39,4% interagire digitalmente con la PA, mentre il 29,3% ha utilizzato l’homebanking e il 15,9% ha effettuato acquisti tramite commercio elettronico. Il dato generale che non sfugge è che il processo di alfabetizzazione digitale della popolazione anziana in Italia è stato più lento rispetto ai Paesi europei paragonabili, “un ritardo in parte spiegabile con i più bassi livelli di istruzione che la caratterizzano, ma anche con i ritardi accumulati nella
digitalizzazione sia della PA che di alcuni servizi privati (le piccole imprese, che caratterizzano ampiamente il nostro sistema produttivo, hanno maggiori difficoltà a recepire le innovazioni tecnologiche)”, si legge nella nota dell’Irpet. La migliore condizione di salute rispetto alle generazioni precedenti consente anche un altro approccio al tempo libero degli anziani. In aumento ad esempio le attività di volontariato, la partecipazione ad eventi culturali fori casa, la lettura, e via di questo passo.
In sintesi, al netto delle differenze, l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali in tutte le generazioni ha finito per provocare “cambiamenti evidenti negli stili di vita e che ne potrà provocare ulteriori in futuro, quando diventeranno anziane persone già abituate a fare un uso intenso dei nuovi strumenti”.

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