Difendersi dal caldo: i persiani lo facevano con gli “acchiappavento”

Nella città di Yazd ci sono 700 badguirs, torri che catturano la frescura

Da anni ormai siamo diventati tutti meteopatici, soprattutto quando la calura, ora potenziata dal cambiamento climatico, rende la vita più difficile a milioni di persone. Contro il riscaldamento della terra sappiamo ormai da tempo cosa dovremmo fare, ma anche se ci si mettesse tutti ad agire per contrastarlo un cambio di rotta sembra difficile, almeno a breve. Forse uno sguardo al passato potrebbe aiutarci ad  evitare ad esempio aria condizionata e simili per assicurarci un delizioso refrigerio dal soffocante calore.

Ad esempio guardando non solo indietro nei secoli ma anche al di là delle nostre frontiere. Ad esempio a Yazd, la città iraniana dove da 3.500 viene tenuto acceso il sacro fuoco del zoroastrismo, la religione nazionale del paese poi soppiantata, ma non completamente, dall’islam. Ma non è il sacro fuoco di Zaratustra, profeta cui si deve probabilmente la prima religione monoteistica, che in questo caso ci interessa, quanto al sistema adottato dalla città per sopravvivere a temperature quasi estreme. Situata  non lontana dalla via della seta (Marco Polo ne ammirò le raffinate stoffe) Yazd è infatti una delle città più calde al mondo, con un termometro che spesso e volentieri supera  i 40 gradi. Circondata da due deserti, ignorata o quasi dalla pioggia, Yazd avrebbe dovuto convivere con estati più che torride se non fosse un’ingegnosa trovata che risale oltre 2.500 anni fa, cioè nel periodo in cui l’impero persiano era in piena espansione. L’uovo di Colombo che ha permesso agli abitanti di Yazd di prosperare era una risorsa più che disponibile: il vento. Bisognava però trovare il modo di utilizzarlo per alleviare la calura e, come è ancora evidente oggi, ci sono riusciti tanto da fornire, come scrive l’Unesco una « testimonianza vivente dell’uso intelligente delle risorse disponibili limitate necessarie ».

Nella città, dove oggi vivono 530.000 abitanti, sorgono infatti circa 700 badguirs, l’acchiappavento in persiano, cioè torri costruite in modo da non farsi scappare neanche un soffio di aria fresca da convogliare nelle abitazioni, mentre quella calda viene fatta fuoriuscire dalla pressione. Le torri sono inoltre costruite in mattoni crudi (argilla e terra), materiali che sono efficaci isolanti termici.

« Questo metodo di refrigerazione « è totalmente pulito perché non utilizza né corrente elettrica né matariali inquinanti «  sottolinea Majid Oloumi , direttore del giardino dove sorge il più alto badguir del mondo (33 m). Non è un caso dunque che le torri del vento inizino ad avere un futuro anche altrove: secodo il settimanale Geo, sono sempre più numerosi gli studi di architettura nel mondo a ispirarsi a questo metodo.Tra i progetti più importanti vi è quello di Masdar City, negli Emirati Arabi Uniti, in cui gli edifici sono ideati per profittare della ventilazione naturale.Progetti simili stanno anche prendendo vita in Australia e in Zimbabwe.

Yazd è anche oggetto di studio nel mondo per un’altra specialità, quella della sua rete di « qanats »,  strette canalizzazioni che convogliano l’acqua dalla montagna o da falde acquifere sotterranee verso la città. Questi antichi  acquedotti sotterranei, presenti del resto anche in altre zone del paese, permettono non solo l’approvigionamento idrico dei centri abitati ma anche di rinfrescare le case e conservare i cibi a temperatura ideale.  Purtroppo a causa dell’impoverimento delle falde acquifere, il numero dei qanats è sceso in Iran dai 55.000 della metà del secolo scorso a 33.000. Il più lungo (70km)e antico qanat iraniano, quello di Zarch che si trova vicino a Yazd è stato appena rimess in funzione e può essere visitato.

Senza arrivare fino all’antica Persia però, basta spostarsi nell’antica Roma per vedere come anche allora il problema della frescura aveva trovato ingegnose soluzioni.  I sistemi principali anti-canicola erano due, certo non accessibili a tutti, ma solo alle  famiglie più ricche . Il sistema più utilizzato  in città consisteva in tubazioni, in piombo, situati all’interno delle mura: l’acqua corrente molto fredda,  scorrendo nel sistema di tubature, raffreddava i muri e di conseguenza anche gli ambienti.  L’altro sistema  veniva utilizzato prevalentemente nei luoghi di villeggiatura dove molte ville romane erano costruite a fronte mare e spesso situate su delle alture. Come a Yazd, anche se in modo diverso,  si canalizzava l’aria  proveniente dal mare verso dei veri e proprio pozzi ventilati che  garantivano una brezza tra i 18 e 20% all’interno delle abitazioni.

Anche in questo caso senza inquinanti energie elettriche o materie fossili. Non sempre il progresso va nella direzione giusta.

Nella foto alcuni badguir di Yazd

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