Diario di Cannes 2017: Fatih Akin, intellettuale di seconda generazione

Cannes – Fatih Akin, classe 1973, nato ad Amburgo da genitori turchi, emigrati in Germania negli anni ‘60, un esempio di intellettuale di seconda generazione. Fin dai suoi primi film si è sempre relazionato alla sua esistenza come se fosse nato di qua e di là del Bosforo.

Da acuto osservatore delle problematiche della sua generazione e di quella precedente e successiva alla sua, non poteva che addentrarsi in questo momento storico nelle questioni che affliggono il suo paese, l’occidente ed mondo in generale; e non poteva che soffermarsi sul fenomeno del terrorismo dopo gli attacchi in varie parti dei paesi europei: Parigi, Bruxelles, Berlino, e solo due giorni fa Manchester.

Qualunque terrorista, non importa quale, è diventato la nostra ombra. Facciamo i conti nelle nostre vite con questa presenza, del fatto che potremmo esserne vittime come quelle del Bataclan, di Nizza, di Berlino o di Manchester”.  “Con questo conviviamo,” prosegue il regista “e nel mio film racconto il mio viaggio doloroso dentro il tempo di oggi”.

Nel film “In the Fade”, in concorso a Cannes, la sua protagonista Diane Kruger, entra nella rosa dei papabili al premio per la migliore interpretazione femminile.

Ma come è possibile che la (NSU) sia così attiva nella Germania di oggi? 

“Siamo in una situazione molto strana, direi uno scandalo che in questo momento coinvolge i neo-nazisti e i gruppi di estrema destra nell’esercito tedesco. I soldati tedeschi il cui background politico è di estrema destra, hanno creato personaggi fittizi, fingendo di essere rifugiati siriani, stavano progettando attacchi di bombe, per accusare i rifugiati di terrorismo, per cui lo Stato non avrebbe lasciato più entrare i rifugiati. Quello era il loro scopo. Queste cose stanno accadendo proprio ora, questa settimana.”

Fatih Akin è tedesco a tutti gli effetti per nascita, cultura ed educazione, ma è anche turco con tutto il bagaglio culturale del paese d’origine, “sono in qualche modo “l’altro“ in questo paese. Ho i capelli neri, i miei genitori sono turchi, in qualche modo sono il bersaglio perfetto per questi attacchi xenofobi”.

“Un paio di anni fa c’era una lista, un sito web chiamato Nuermberg 2.0 in cui c’era un elenco di politici e artisti ed il mio nome era in questo elenco come bersaglio per i neonazisti, da ciò la spinta a scrivere e a realizzare questo film. Quello che ho fatto con questo film è un po’ come una protesta, uno sciopero”.

Erfan Rashid  Journalist
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