Diario della crisi/2L’unica alternativa al baratro è recuperare credibilità

Senza interventi immediati si rischia il collasso dell’intera Unione Europea

Alessandro Pala

Nonostante la notizia dell’acquisto di titoli italiani da parte della Bce, i mercati continuano ad avere una volatilità quasi insostenibile a causa soprattutto dello storico downgrading degli Usa da parte dell’agenzia di rating Standard&Poor’s. Per la prima volta nella storia infatti gli Stati Uniti perdono la tripla A e vengono messi di fronte alla realtà:  un’economia di guerra non può di fatto essere sostenuta in tempo di pace.

Il debito della prima potenza mondiale negli ultimi anni ha subito un’impennata davvero eccessiva.  Ovviamente una situazione così incerta ha un effetto domino su tutte le economie planetarie, in particolare quelle che già hanno problemi di credibilità. Ovvimanete mi rifersico all’Europa e in particolare all’Italia.

Va bene che il governo ha annunciato l”intenzione anticipare il pareggio di bilancio, ma come si suol dire verba volant. Servono i soldi e servono subito. La Bce e gli stati virtuosi dell’Eurozona dovranno fare la loro parte, limando un poco la loro rigidità, ma l’Italia per prima dovrà riformare davvero tutto il sistema, in particolare intervenendo per rimuovere i problemi endemici: corruzione,  settore pubblico inefficiente, evasione fiscale, costi politici assolutamente fuori della media europea, scarsa produttività in generale.

In questi giorni si sente ripetere che l’Italia ha fondamentali buoni (anche in questo caso ci sarebbe da discutere) ma ciò che manca all’Italia è appunto la credibilità. Attualemte la classe politicia italiana non è assolutamente credibile agli occhi di un investitore straniero.

Ma è tutta l’Europa che deve recuperare credibilità davanti al mondo e non trincerarsi dietro leproprie posizioni ottuse, che rischiano di provocare un collasso. Andando avanti di questo passo l’Unione non può sopravvivere:  lo so io, lo sa Trichet e lo sanno tutti ai piani alti di Bruxelles. Perchè dunque insistere su una strada che si sa essere cieca?

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