Prato – A colloquio con l’Imam del Centro Culturale di Vicolo dè Gherardacci a Prato frequentato in maggioranza dalla comunità marocchina di Prato. Najib Lamzouri è persona dal carattere schivo e riservato ma molto conosciuta in città. Nato a Casablanca in Marocco si è trasferito in questa città nel 1997, conosce e parla perfettamente tre lingue: l’arabo,l’italiano e il francese ed è il capo della comunità musulmana pratese.
Lunga barba bianca che lo fanno sembrare meno giovane della sua età anagrafica, colpisce per il suo tono di voce pacato e calmo. Sulla “querelle” nazionale riguardo ai simboli religiosi cristiani (è di pochi giorni fa l’attacco della Meloni da Firenze sulla difesa del Presepe e di Salvini che lo mostra come se fosse un trofeo nell’ultimo Congresso della Lega a Milano), non nasconde il suo personale disappunto anche per quanto avvenuto pochi giorni fa a Prato circa le polemiche in Consiglio Comunale sul crocifisso o sui presepi a scuola.
Chiarisce che: “come musulmani vedere un Presepe, o ascoltare il nome di Gesù e di Maria, non ci crea alcun problema perché nel Corano Gesù Cristo è descritto come un grande profeta. E le famiglie musulmane non si sentono offese se nella loro scuola si costruisce un presepio. Anzi sono benvenute ogni pratica e tradizione religiosa che rispettano la persona umana e la sua libertà di scelta».
Riguardo al Crocifisso (a Prato ci sono state ben tre diverse mozioni a sostegno della sua esposizione nei luoghi pubblici), ha spiegato che “il crocifisso non si impone, è una storia che si insegna, e si rispetta. È un inno alla bontà verso il prossimo, all’accoglienza dell’altro e alla speranza. È vero che il crocifisso appartiene ai cristiani, ma esso è anche un simbolo che entra nel cuore di chi ne adotta e ne rispetta il suo messaggio d’amore e non può essere oggetto di strumentalizzazione politica.»
Una posizione quella dell’Imam di Prato Lamzouri in linea con quanto già più volte affermato da eminenti personalità, non solo del mondo islamico, che chiedono a gran voce agli Stati di vigilare affinché sia protetta la libertà di coscienza e religione, compresa la diversità delle religioni, che garantisce giustizia e uguaglianza a tutti.
Perché, solo evitando le strumentalizzazioni dei simboli legati ai diversi credi religiosi, le singole confessioni di fede, infatti, possono contribuire a superare la crisi di valori del nostro tempo attraversato da un certo opportunismo culturale, che sono poi i sintomi di un segnale del fallimento del processo di integrazione a cui mira con tutta evidenza una certa classe politica.
Infine ricorda che al Centro Culturale di via dè Gherardacci,u n angolo di Islam nel cuore della città toscana frequentato da tanti musulmani “si prega tutti insieme anche con gli italiani e con le donne per le quali c’è uno spazio interno nella stessa sala dedicato esclusivamente a loro”.
Alla domanda sulla condizione della donna risponde che “essa è libera di fare ciò che vuole; l’Islam considera l’uomo e la donna allo stesso modo ed entrambi hanno uguali diritti e doveri da osservare”.
In foto Najib Lamzouri.