“Sono felice di essere a Reggio Emilia, in questo momento particolare, stanno cercando di buttarla in rissa, ma noi dobbiamo essere sorridenti, tranquilli e non dobbiamo replicare per non aumentare le tensioni”. Il premier Matteo Renzi arriva in città per la campagna del Sì al referendum e cerca di stemperare i toni di una campagna asprissima, senza tuttavia rinunciare a togliersi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti degli avversari politici.
“Il loro disegno è quello di non parlare nel merito”, commenta il premier riferendosi alla recenti, pepate dichiarazioni di Beppe Grillo. Il teatro Ariosto è tutto esaurito, mentre un centinaio di persone in attesa in piazza della Vittoria ha dovuto rinunciare ad assistere al comizio di Renzi per ragioni di sicurezza del teatro. Tra di loro, in un primo momento, ci sono anche il presidente della fondazione Manodori, Gianni Borghi (poi fatto entrare), l’ex segretario del Pd, Giulio Fantuzzi e l’ex assessore comunale Iuna Sassi (alla fine dentro anche loro).
“L’amministrazione comunale avrebbe potuto installare un maxischermo per coinvolgere chi resta fuori”, osserva una ragazza. I delusi sono tanti, ma in attesa ci sono anche i sostenitori del No che non appena il ministro Graziano Delrio, lì ad attendere Renzi, si avvicina colgono l’occasione per ribadirgli che “siete incostituzionali. La sovranità è del popolo”. Più in là, invece, tenuta a distanza, la manifestazione della Lega nord.
Il premier arriva con un’abbondante mezz’ora di ritardo, ma l’accoglienza è di quelle calorose. In sala, nelle prime file c’è lo stato maggiore del partito. Lui in camicia, maniche arrotolate, parla per circa un’ora smontando pezzo per pezzo gli argomenti del fronte del No. “Nel merito la discussione è difficile, scappano dal merito”, ripete a più riprese il premier, ben consapevole che questi giorni saranno decisivi per convincere gli indecisi a votare Sì.
Per questo Renzi spiega nel dettaglio la riforma, anche se non rinuncia a qualche battuta verso i sostenitori più illustri del No: De Mita, Salvini, Berlusconi e i 5 Stelle, i più citati. “In questi ultimi dieci giorni dovremo andare casa per casa, da solo non ce la faccio – dice Renzi -, deve essere un lavoro di squadra a far vincere questa partita oppure vincerà il sistema di quelli che per decenni hanno promesso le riforme e non le hanno fatte o degli inciuci”. La sfida referendaria per Renzi è cruciale: “Sono convinto che vinceremo”.
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