Chissà cosa scriverebbe oggi Goethe al termine del suo viaggio in Italia. Il titano della cultura germano-europeista, l’ultimo degli “universali”, passò due anni nel Belpaese alla fine del 1700. Attraversandolo dal Brennero alla Sicilia. E quando mise nero su bianco i suoi enciclopedici appunti si ebbe la chiara visione di un’esperienza spirituale, dove finalmente erano venute alla luce le radici della classicità, non come ritorno al passato ma come base romantica per aprirsi al futuro della scienza e della democrazia. Fosse arrivato a Roma in queste ore, il resoconto sarebbe stato del tutto differente.
Tra descamisados-descravattados, sit-in di autoaiuto, risse verbali e fisiche solo sfiorate, sospensione di Aule per motivi personal-berlusconiani, minacce di Aventino e consorterie affini, lo spettacolo parlamentare è stato ai confini della realtà. Da un punto di vista spettacolare. Ai confini della democrazia invece da un punto di vista costituzionale. Altro che l’Urplanz, la pianta originaria che Goethe credeva di aver scoperto dalle nostre (siciliane) parti. Qui siamo alla palude pre-avvento del Mascella Mussolini.
Ogni formazione (il grosso delle fila) ha dato il peggio di sé perché ha preposto l’interesse particolare del partito al benessere generale del funzionamento delle Camere. All’origine di questi sempre più frequenti e macroscopici scambi di prospettive una classe dirigente non più formata alle scuole di politica e/o selezionata al ribasso nelle sue espressioni più compiacenti.
Eppure le possibilità e la volontà di tornare a far politica nella sua accezione più complessa e feconda, ovvero il confronto, c’è ancora. E gli stimoli principali vengono dalla base, spesso la più giovane. In questo senso la recente esperienza del Politicamp civatiano (aldilà dei contenuti espressi) all’ostello della Ghiara ha rappresentato un tentativo antico quanto nuovo.
Andiamo però ripetendo da tempo che anche a Reggio, dove la campagna elettorale è iniziata da tempo, mancano reali spazi di confronto. Il passaggio dal monolite Pci al più variegato Pd non ha ancora creato quegli spazi di democrazia necessari per la selezione delle idee e degli uomini migliori. Le fazioni, sempre più esigue e mutevoli, gestiscono coi paraocchi ambiti di potere in netta dissolvenza. Un certo modo di fare informazione, specie on-line, si riduce allo sputtanamento pretestuoso del potenziale avversario, la frequentazione dei social-network rende sempre più rarefatti e superficiali i contatti e le analisi, i salotti bene di dubbia (e francamente ridicola) mondanità danzano sul vuoto di strategie. E allontanano dalla gente e dai suoi problemi.
Giovani politicanti reggioemiliani, di qualsiasi colore, riappropriatevi degli spazi pubblici della città e cercate di volare altrove. Di tornare a far politica, ovvero di tornare a parlarvi.