Così Andrea Barducci, presidente della Provincia di Firenze, mette a fuoco i punti salienti sulla questione, aperta dal decreto del governo di fine anno, della liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali, che potrebbero raffigurarsi in crisi dei consumi legata a tasche piccole o vuote, legate a crisi del lavoro. Il fronte più importante della crisi è quello del lavoro secondo Barducci. E commenta favorevolmente la decisione della Giunta regionale di presentare ricorso alla Corte costituzionale, appoggiando la linea del governatore Rossi e dell'assessore regionale al commercio Cristina Scaletti. Barducci sottolinea con forza gli effetti di una deregulation “selvaggia”, così come definita anche dalla Regione, sul tessuto economico della distribuzione piccola e di vicinato, che da un lato non può sostenere i ritmi organizzativi della grande distribuzione, dall'altro, pur operando sempre più su nicchie di mercato di qualità e di tipicità dei prodotti, perde questa propria specifica competitività di fronte all'apertura sfrenata ed infinita della grande distribuzione. E fa riferimento ad altri Paesi che, dopo forti liberalizzazioni, riscoprono il valore economico, oltre che sociale (lavoro e lavoratori), del piccolo commercio di vicinato.
Le dichiarazioni
''Il ricorso che sarà presentato alla Corte costituzionale dal presidente della Toscana va nella direzione giusta – afferma Barducci – non solo per riaffermare la competenza della Regione in materia di commercio. Questo passaggio serve anche a dare maggiore forza a quelle regole, del resto molto ragionevoli, che la Regione Toscana ha indicato ai Comuni''.
''Con la liberalizzazione selvaggia non si va da nessuna parte – aggiunge il presidente della Provincia di Firenze – Al di là delle considerazioni etiche e di tutela dei lavoratori e delle qualità della vita delle loro famiglie, occorre fare anche una valutazione prettamente economica: con la 'deregulation' selvaggia si mette a rischio la sopravvivenza di un vasto tessuto economico formato da piccoli esercizi commerciali: è chiaro che il piccolo commerciante può competere con la grande distribuzione sulla qualità dei prodotti e anche sul servizio offerto ai clienti. Ma di sicuro, se la competizione si sposta sull'apertura infinita degli esercizi commerciali, il piccolo negoziante sarà tagliato fuori. La gestione familiare di una piccola attività commerciale non può organizzarsi in turni lavorativi come può fare la grande distribuzione''.
''Altri Paesi – conclude Barducci – hanno sperimentato la totale liberalizzazione, ma stanno ora riscoprendo il valore, non solo economico, del negozio di vicinato. Fa bene quindi il Presidente Rossi a riaffermare quei valori che erano stati brutalmente cancellati nel decreto legge emanato a fine anno dal Governo''.
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