Delrio ter, treno per Roma ad alta velocità

Il sindaco, forte dell’elezione alla guida dell’Anci, ora cerca un posto al sole. Ma prima deve azzeccare le prossime mosse e scegliere il carro giusto. La partita è aperta

Simone Russo

Nulla di nuovo tra i “nuovi”. Storpiare la saggezza millenaria del Qoelet non è irriverente ma necessario, visto il contesto a cui la frase si riferisce: ovvero l’inedito posizionamento del sindaco Delrio sullo scenario nazionale e il Pd2 verso cui l’evoluzione del quadro politico sta portando.

Di cosa stiamo parlando? Il primo cittadino è tornato dall’estenuante scampagnata pugliese della settimana scorsa con un titolo di presidente nazionale Anci nella bisaccia e con la consapevolezza di potersela giocare in futuro anche ad un livello ben più alto di quello cittadino. Non è pù il baffino rampante degli anni ’90, quello che pur di governare il gioco del potere a suo favore era disposto a inginocchiarsi di fronte al Papa e a fare Patti delle Crostate; ma essersi messo in tasca il sempre temibile Massimo D’Alema e il suo candidato presidente Anci, il borbonicissimo Emiliano, è stato un bel colpo e deve aver convinto il sindaco Delrio di avere il “tocco magico” per poter indirizzare i favori dell’elettorato a suo favore su larga scala.

Ecco perchè il Delrio presidente Anci, se azzeccherà le prossime mosse, potrà prendere l’ascensore verso Roma. L’evocazione della figura del “sindaco d’Italia” di lunedì sera in Piazza Prampolini, avvenuta a mezzo striscione sulla facciata del Municipio, è una vera e propria epifania.

E’ ora evidente che la vera scelta da fare, e qui torniamo al Qoelet, è quella del carro che regala più garanzie di successo in vista del dopo – Bersani e del dopo – Berlusconi. Su questo piano pare ormai chiaro che per un bizzarro paradosso, la stagionata area del cattolicesimo democratico ha scelto il munitissimo carro dello sfasciacarrozze (altrui) Matteo Renzi: il supernuovo che guarda solo al futuro ma non disdegna il consenso e i voti che vengono dal trapassato.

Matteo Renzi, sindaco di Fireze, si è costruito una solida fama di innovatore scrivendo libri e lanciando slogan contro l’establishment Pd, ma assomiglia sempre di più a uno dei suoi bersagli preferiti: Walter Veltroni. Alla sua bella “convenscion”, visti i partecipanti anche “convento” sarebbe andato bene come termine, si presenteranno i soliti teatranti da turboveltronismo:  in prima fila Giorgio Gori, benemerito produttore dell’Isola dei Famosi, Alessandro Baricco a dare il giusto tono radicalscicche e pure Jovanotti, il cui apice nella visione critica della società è stato un testuale: “Veltroni è come i Beatles”. E tanto per non farsi mancare niente, gli ha dato appoggio pure Benigni. Compagnia composita, stupefacente caravanserraglio su cui alla fine, c’è da scommetterci, punteranno parecchi “travestiti da rottamati”.

Ma niente paura: la strada verso l’egemonia del principale partito del centrosinistra è lastricata di imponderabili difficoltà. Vista la parata, l’area bersaniana è in movimento; nel frattempo tre pony di razza (verdi di età ma non di esperienza) sono pronti a trasformarsi in scintillati destrieri della nuova sinistra. E così giocano d’anticipo il principe delle tende Pippo Civati (da ricordare il suo campeggio democratico di Albinea), la zazzera friulo-pariolina Debora Serracchiani e l’apparat-yuppie Stefano Bonaccini, segretario regionale del Pd e possibile futuro leader post Bersaniano. Tre giovani provenienti da aree diverse del Pd ma pronti a opporsi all’ascesa di Matteo Renzi.  E come se non bastasse ci si mette pure Tq, il movimento dei trenta – quarantenni che si riunirà a breve, il 16 ottobre. Nome più noto, Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma. La disfida abbia inizio.

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