La vicenda che avrebbe fatto traboccare il vaso di un sodalizio in parabola costantemente calante sarebbe stato a giugno, quando Renzi toccò il minimo storico nei presunti gradimenti popolari. In quella circostanza Bersani e i suoi avrebbero sondato il terreno (Delrio sapendolo) parlamentare per un eventuale governo Pd guidato proprio dall’ex sindaco di Reggio.
“Chiacchiere” ha bollato la vicenda lo stesso Delrio nella trasmissione di Lilli Gruber “Otto e mezzo” ma che il cerchio magico del Giglio sia sempre più in allarme è cosa risaputa negli ambienti politici romani. I segnali sono evidenti; gli ultimi in ordine di tempo riguardano la natura del partito di centrosinistra che si sta trasformando nel partito della Nazione e l’alleanza con Verdini and company, poi la discussione sulle unioni civili. Non a caso di recente era emersa la notizia di un Delrio intento a strutturare meglio la componente cattolica, i cattorenziani.
Insomma sarebbe lui, Graziano Delrio, l’ultimo “gufo” da abbattere nelle stanze dei tramatori rottamatori. D’altronde l’ex sindaco reggiano conosce bene i metodi da quelle parti e quando Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, per i suoi quotidiani contrasti con Luca Lotti, più renziano di Renzi, ha dovuto trasmigrare al Ministero delle Infrastrutture.
Proprio dalla terra emiliana, sostituita dalle dolci colline toscane nella piramide del partito, si stanno effettuando grandi manovre. Non solo per Delrio. Dalla stessa terra da cui provengono Pierluigi Bersani e Vasco Errani (riabilitato dalle sentenze), dove ancora gode di grande credibilità quel Pierluigi Castagnetti che ha avuto il suo ruolo nell’elezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E dove vive l’ex premier Romano Prodi che ultimamente ha accumulato più d’un motivo di ostilità nei confronti dello stesso Renzi.