Quando ci vuole, ci vuole. Dopo Romano Prodi che staccandosi a suo tempo dalle indicazioni del cardinal Camillo Ruini (perdendone l’amicizia) sul referendum a proposito della legge sulla fecondazione assistita (2005) aveva invocato l’adesione alla linea del “cattolico adulto” (come a dire la Chiesa dia pure le sue indicazioni che noi vediamo se accettarle o meno), anche Graziano Delrio entra nel novero di coloro che, pur dichiarandosi fervorosi credenti, vogliono cominciare a mettere precisi paletti alle vere o presunte “ingerenze” ecclesiastiche. Specie quando il potere spirituale entra a gamba tesa su quello temporale. Su materie niente affatto di fede.
E così alla sparata di mons.Nunzio Galantino che aveva definito la politica come “piccolo harem di cooptati e furbi”, Delrio ha risposto seccamente opponendo il “rischio di qualunquismo”. Certo, i politici quando non sanno o vogliono entrare nel merito delle questioni gestionali e amministrative, pescano volentieri nel mazzo delle tre carte “qualunquismo, demagogismo, populismo” estraendo il segno di turno. Ma è altresì vero che la frase del segretario della Cei è stata che più generalista non si può.
Così facendo Delrio non ha propriamente accondisceso all’ultimo post di Pierluigi Castagnetti su facebook (piacizzato immediatamente da centinaia di supporters alcuni dei quali probabilmente manco ne hanno letto il contenuto) che solo due giorni fa, citando Habermas, invitava a “non zittire i vescovi”. Giammai.
Lungo e travagliato è stato il rapporto tra la Gerarchia e i politici (post)democristiani che ne dovrebbero tradurre in leggi le indicazioni dalla dottrina sociale. Ne sanno qualcosa don Sturzo, De Gasperi, don Dossetti, Moro e via discorrendo. Un tempo se vogliamo gli strappi più o meno dolorosi erano su temi epocali, oggi, ai tempi dei social media, spesso si risolvono in fiacchi cinguettii su immagini del giorno prima. Da questo punto di vista Delrio può star tranquillo, che appunto domani è un altro giorno.