Emanuele Luzzati è stato uno degli interpreti più versatili della nostra cultura recente. L’eclettismo dell’autore, frutto della sperimentazione tecnica e applicativa richiama oltre ad un talento particolare, una ricerca instancabile. La sua presenza nei campi della scenografia, illustrazione, cinema, pubblicità, ceramica, non è mai fuori luogo, il suo approccio in qualsiasi ambito attinge al campo delle citazioni e si sviluppa con una varietà di codici espressivi in forza di un ricco patrimonio culturale.
Una mostra alla Rocca dei Boiardo di Scandiano dal 1 ottobre ne celebra la fantasia fino al 27 novembre prossimo. Le 40 illustrazioni, liberamente ispirate all’Orlando Innamorato, furono commissionate dal Comune di Scandiano all’autore nel 1994, in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte di Matteo Maria Boiardo. “Non so quando ho incontrato per la prima volta il mondo di Orlando, di Carlo Magno e dei suoi paladini, eppure il mio primo libro illustrato fu ispirato alla Chanson de Roland (…) fra i personaggi oltre a Carlo Magno c’erano Rinaldo, il cavallo Baiardo, Gano il traditore, un mago inventato chiamato Urluberlù e un drago chiamato Gradasso”, ricorda Luzzati. Era il 1962 quando Lele scrisse e disegnò il proprio primo libro, dopo che nel 1960 l’editore Mursia vide al cinema il suo film “I Paladini di Francia”, realizzato con Giulio Gianini; lo stesso soggetto che nel 1985 divenne spettacolo al Teatro della Tosse di Genova.
Il tema cavalleresco non era dunque nuovo all’autore, capace nonostante questo di reinventare personaggi e luoghi attraverso la manualità con le tecniche improvvisate, mescolate, sovrapposte. Pastello a cera, acquerello, tempera e collage in accostamenti vivaci e incalzanti, una serie di tavole che parlano un linguaggio semplice, proprio di chi conosce una storia e sa come raccontarla. Fogli Fabriano su cui convivono idea, consapevolezza e poi composizione di getto artistica, non calcolata, tagliuzzata e schizzata. “Signori e cavallier” visti attraverso il mondo onirico di un infaticabile contemporaneo il cui immaginario pesca in cinque secoli di riletture di ogni forma del poema cavalleresco, e ne elabora un’immagine personale che ribolle di contenuti. La dolcezza e la violenza, le virtù eroiche perdute descritte dagli accostamenti dei colori, la “fantasia figurativa, l’estro umoristico, il senso della fiaba e le geniali soluzioni grafiche” (così Fellini descrisse Luzzati nel ’74), tutto questo descrive un’interpretazione personalissima del poema. “Racconto come posso e come mi piace, e confesso che mi diverto”.