Cercheremo di essere, montalianamente, “scarni ed essenziali”. Che l’efficacia è sensazione soggettiva. Nella conferenza stampa di presentazione della nuova giunta di Reggio, rispondendo ad una domanda sui compensi dei membri dell’esecutivo, il vicesindaco in quota Sel Matteo Sassi, riconfermato più o meno al Welfare, si è inerpicato sulla consueta tiritera dei “costi della democrazia” e dei “rischi dell’antipolitica”. Con ciò volendo suonare come monito all’opinione pubblica a non tirare troppo la corda in fatto di richiesta di trasparenza massima nel e sull’uso dei soldi pubblici. Che lui, il Sassi, non avrebbe orario, non godrebbe degli straordinari e vivrebbe il suo decennale inserimento nella gestione del “bene comune” come una vera e propria vocazione. Sempre con tono dimesso e come se portasse sulle spalle una cristologica croce.

Lo scrivente, o chi per lui, non conosce ormai lavoratore di sorta, visti i tempi di magra sfruttati oltremodo da chi ancora ti munifica di un posto mal retribuito, che usufruisca delle condizioni anelate dal vice Vecchi. Anzi le condizioni dei più sono assai, assai peggiori, nel contesto generale, di quelle che il Sassi quasi ci fa pesare. A parte il fatto che non risulta come alcuno dei membri di giunta sia stato richiesto “coram populo” dalla folla supplicante e che in caso di assenza di un qualsiasi nome dell’esecutivo, la gente non scenderebbe in piazza per cercare di re-intronizzarlo, in questi giorni si sta discettando allegramente degli stipendi di lorsignori. Si va dai 2300 euro circa degli assessori ai 3500 circa del sindaco, col vice che starebbe a metà di queste due cifre. E alcuni neo-assessori si sono affrettati a precisare che conserveranno comunque il loro preesistente mestiere per non essere tagliati fuori dalla società. In estrema e non precisa sintesi, il più sfortunato dei nostri si intascherà, tra pubblico e privato (in alcuni casi pubblico e semi-pubblico e poco privato) dai 4mila euro in su. Ovvero mediamente oltre quello che percepisce il 94% degli italiani.
Credendo di dire una cosa di sinistra compiacente il Sassi, sempre lo scrivente e sempre nella circostanza di apertura del pezzo, ha ricordato un po’ di storia: ovvero come i primi parlamentari (padri della Patria) dell’era repubblicana guadagnassero poco più del doppio di un operaio semplice e come il crescente compenso dei manovratori della cosa pubblica sia stato direttamente proporzionale nei decenni alla scarsa qualità degli eletti e allo smodato aumento della corruzione e del malaffare. Che, in certe congiunture storiche, il criterio del contenimento estremo dei loro guadagni è garanzia probabile di una selezione qualitativamente al rialzo della classe dirigente.
Quando in sostanza i neo e riconfermati assessori della giunta Vecchi avranno (se già non è accaduto) la consapevolezza di essere dei privilegiati della società e non il loro contrario, avranno le basi per fare meglio.