Decapitate: storia di atroci femminicidi nell’Italia del ‘400

Firenze – Tre cold cases a cavallo fra il XIV e il XV secolo. Si tratta di eventi che racchiudono un enigma ma sono cold anche perché – come rilevano gli autori di questo libro – si tratta di “fatti sepolti e dimenticati “ che sono stati ignorati anche quando è cresciuto l’interesse per le biografie e per la storia delle donne, perché l’Italia medievale è vista, di solito, tutta al maschile, salvo alcune figure d’eccezione come Isabella D’Este.

Il titolo Decapitate sembra evocare storie horror e in effetti si tratta di morti atroci. Ma il libro è in realtà un’accurata e approfondita ricostruzione di alcune vicende storiche come spiega subito il sottotitolo Tre donne nell’Italia del Rinascimento. Ma questo libro, recentemente pubblicato da Einaudi, è anche un’inchiesta appassionante sui costumi, le pratiche culturali e l’autorità signorile nel Rinascimento italiano e offre un notevole contributo alla storia delle donne.

Tre consorti di personaggi di rilievo accomunate dallo stesso tragico destino con una spietatezza apparentemente inspiegabile. Agnese Visconti era la sposa di Francesco Gonzaga, signore di Mantova, Beatrice di Tenda moglie del duca di Milano Filippo Maria Visconti e Parisina Malatesta di Niccolò III d’Este, signore di Ferrara.

Per tutte e tre l’accusa era di adulterio. Ma gli autori di questo libro che si avvalgono di fonti di prima mano attraverso accurate ricerche negli archivi, conducono i loro studi come un’indagine investigativa. Perché se i responsabili  delle esecuzioni sono noti, l’inchiesta s’incentra sui veri moventi che spinsero i mariti a infliggere la pena capitale in un’ epoca in cui nessuna donna riconosciuta colpevole di adulterio subiva un tale castigo; inoltre l’indagine si appunta su alcune incongruenze che sono il sale di ogni “giallo” (Hercule Poirot docet).

Ad esempio, perché invece di dissimulare l’adulterio che era considerato un’ onta per chi lo subiva, i tre mariti scelsero di esporre la “colpa” della loro sposa dato che la notizia delle esecuzioni si diffuse subito in tutta Italia? Mediante la soluzione di questi e altri enigmi Élisabeth Crouzet-Pavan (docente alla Sorbona di Parigi) e Jean-Claude Maire Vigueur (che ha insegnato nelle Università di Firenze e di Roma Tre) offrono una spiegazione dell’intuizione iniziale ovvero dello strano parallelismo di tre mogli di principi italiani decapitate (unitamente ai loro amanti) in un arco di tempo relativamente ristretto, circa trent’anni con l’accusa di adulterio che, di solito, portava ad alcuni anni di reclusione o all’annullamento del matrimonio (che veniva concesso per altre motivazioni come la consanguineità).

Il libro è nato dalla percezione che  pur con le dovute differenze c’erano singolari analogia fra questi tre eventi. Ma chi erano queste tre donne? La prima Agnese era una  Visconti e fu decapitata nel 1391; la seconda, Beatrice di Tenda, che aveva sposato in prime nozze il celebre condottiero Facino Cane – e questo è un aspetto importante della sua tragica vicenda – fu uccisa nel 1418; la terza, Parisina Malatesta, morì nel 1425. Ne delineano la biografia ma anche con uno sguardo più ampio  sulla vita delle ragazze di alto lignaggio, di come venivano combinati i matrimoni  e della loro valenza politica.

Quando l’intuizione  iniziale prende corpo, vengono alla luce varie piste  come le strategie matrimoniali, il ruolo che le tre donne esercitavano, come mogli di potenti principi e il quesito se avesse pesato di più, se fosse stata più perturbatrice  la violazione al dovere di fedeltà  o a quello di  obbedienza. Si apprende, ad esempio,  che il marito di Beatrice non amava donne ma aveva fatto man bassa della sua fortuna e dei suoi soldati  (p.264) e lo rinfacciava al giovane duca che aveva la metà dei suoi anni.

Dopo i capitoli dedicati alle condanne effettuate con un processo farsa (prima ancora che fosse celebrato si provvedeva al patibolo e alle bare) oppure senza processo e alla ricostruzione di come erano stati scoperti gli adulteri veri o presunti, i due studiosi dedicano ampio spazio alle caratteristiche del potere maschile e alle politiche matrimoniali ma anche come si svolgeva la vita di queste dame di alto lignaggio. Alcuni capitoli indagano l’infanzia, il diventare donna, il complesso cerimoniale di nozze fastose dove ancora una volta i registi sono i mariti, il nuovo ruolo di spose e padrone di casa.

E inoltre, un attento esame degli spazi maschili e di quelli femminili, di quali fossero gli ambiti di libertà e  del fatto che le coppie signorili conducevano vite separate. Fenomeni sociali e anche con valenze economiche come il corredo, le spese per i tessuti pregiati e per la casa che comportava ingenti esborsi.

Si parla, quindi, di politiche culturali  e del mecenatismo artistico che insieme al patronato  religioso  che sono  spesso appannaggio delle mogli  dei signori che non appaiono quindi  relegate  a compiti domestici  ma talora si occupano di affari di stato, e alcune anche del comandi militari (p.269).

Si rileva che nel passaggio dal comune alla signorìa, la donna assume un nuovo ruolo, esce dall’ombra. E allora ecco Beatrice o le avventure di una donna di potere, Agnese o l’odio all’usurpatore Parisina o l’apprendimento dell’autorità.

La ricerca si allarga inoltre al ruolo politico delle mogli dei  signori degli stati italiani  nel primo Rinascimento anche  in paragone  al modello monarchico che riconosce uno statuto particolare alle mogli del sovrano partecipi della sua sacralità. Ma questo porta a quesiti sull’identità coniugale sul rapporto fra sesso e al ruolo delle cerimonie e festività pubbliche per citare alcuni esempi dei vari settori indagati.

Come nei racconti polizieschi non sveliamo la soluzione dei vari quesiti e quindi dell’enigma di fondo sul perché di questi supplizi. Certo è che si devono tenere in considerazione quei fattori psicologici, politici e di comunicazione sociale che creano sorprendenti analogie fra i casi analizzati e che si riassumono in processi di affermazione e riaffermazione del potere

 

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