Firenze – Arriva l’effetto covid sul mondo del lavoro e i risultati sono desolanti. Il secondo trimestre del 2020 infatti mette ancora più in luce le conseguenze della pandemia sul mondo del lavoro: meno ore lavorate, rispetto al trimestre precedente -13,1%, rispetto allo stesso periodo del 2019, -20%, in perfetta coerenza con la flessione del Pil, che nell’ultimo trimestre giunge a -12,8% in termini congiunturali. I dati sono stati resi pubblici dall’Istat.
Sempre in termini congiunturali, rispetto al primo, nel secondo trimestre 2020 calano gli occupati di 470mila unità, pari a -2%. Il calo è dovuto in particolare dalla diminuzione dei dipendenti a termine e degli indipendenti. Tasso di occupazione in discesa di 1,2 punti rispetto al primo trimestre 2020, ma sono i giovani nella fascia fra i 15 e i 34 anni a far rilevare la diminuzione più importante, con un balzo verso il basso di 2,2 punti. Piccolo motivo di consolazione, a luglio il numero di occupati torna a crscere, nei dati porvvisori, con +85mila unità pari allo 0,4%. Un piccolo miglioramento che parrebbe misurare “una positiva reazione del mercato del lavoro alla ripresa dei livelli di attività economica.
Il numero di occupati, rispetto al secondo trimestre 2019, scende di 841 mila unità (-3,6% in un anno). Anche in questo caso, la platea più erosa sono i dipendenti a termine (-677 mila, -21,6%) e gli indipendenti (-219 mila, -4,1%), mentre sembra di avvertire un lieve aumento dei dipendenti a tempo indeterminato. “Il calo occupazionale interessa sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale, per i quali nel 63,9% dei casi il part time è involontario. Diminuiscono, inoltre, gli occupati che hanno lavorato per almeno 36 ore a settimana (50,6%, -13,8 punti), a seguito delle assenze dal lavoro e della riduzione dell’orario dovute all’emergenza sanitaria”.
Se si considera il confronto annuo, emerge che, a fronte della prosecuzione del calo del numero di persone in cerca di occupazione (-647 mila in un anno, -25,4%), diventa più importante anche il numero degli inattivi nella fascia fra 15-64 anni, che raggiungono 1 milione 310 mila in più in un anno, +10,0%, trend già osservato nel trimestre precedente. I dati provvisori del mese di luglio 2020 indicano tuttavia la ripresa del tasso di disoccupazione e il calo di quello di inattività.
Imprese – La domanda di lavoro risulta in calo in termini sia congiunturali sia tendenziali, con una diminuzione delle posizioni lavorative dipendenti del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 4,0% su base annua. Una diminuzione che si associa a una pesante riduzione delle ore lavorate per dipendente, pari a -19,1% su base congiunturale e a -26,2% su base annua. Sale il ricorso alla cassa integrazione, con una variazione positiva di 323,2 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,4 punti percentuali su base congiunturale e diminuisce di 0,5 su base annua. Il costo del lavoro aumenta con decisione, in termini congiunturali (+5,4%) e tendenziali (+6,1%), determinato dalla crescita delle sue componenti: rispetto al trimestre precedente, le retribuzioni crescono del 5,6% e gli oneri sociali del 4,6%; su base annua l’aumento è del 6,3% e del 5,6% rispettivamente.
Differenze territoriali – L’italia si spacca sempre più in due: nel secondo trimestre 2020 il tasso di occupazione diminuisce della stessa entità nel Nord e nel Mezzogiorno (-2,0 punti in entrambi i casi) e poco meno nel Centro (-1,7 punti), ma il calo del tasso di disoccupazione è maggiore nel Mezzogiorno (-3,2 punti) e nel Centro (-3,0 punti) in confronto al Nord (-0,8 punti) agganciandosi all’aumento più accentuato del tasso di inattività nelle regioni meridionali e centrali (+4,4 e +4,0 punti, rispettivamente) rispetto al Nord (+2,7 punti).
Crescono i divari di genere – Il calo del tasso di occupazione si fa sentire in modo più pesante per le donne, che si trovano a -2,2 punti in confronto a -1,6 punti degli uomini, come per il tasso di disoccupazione, -2,3 per le donne e – 1,9 punti per gli uomini, sempre in concomitanza al maggiore aumento del tasso di inattività (+3,9 e +3,2
punti).
Cresce il divario generazionale – Si amplia il divario generazionale a sfavore dei più giovani: per i 15-34enni è maggiore la diminuzione del tasso di occupazione (-3,2 punti) e di quello di disoccupazione (-3,0 punti), anche in questo caso in concomitanza con l’aumento più elevato del tasso di inattività (+5,6 punti); per i 35-49enni il tasso di occupazione cala di 1,6 punti, quello di disoccupazione di 1,8 punti e quello di inattività mostra un incremento di 3,3 punti. In diminuzione anche il tasso di occupazione per gli over50 (-0,8 punti), insieme al calo del tasso di disoccupazione e alla crescita di quello di inattività (-1,2 e +1,6 punti, rispettivamente).