Firenze – A Cango il riallestimento di SONATE BACH. Di fronte al dolore degli altri, storica creazione (2006), tra le più significative e rappresentative, di Virgilio Sieni.
Sono 11 coreografie che deflagrano nel gesto del dolore e della pittura e ci rammentano altrettanti avvenimenti tragici accaduti nei conflitti recenti: Sarajevo, Kigali in Rwanda, Srebrenica, Tel Aviv, Jenin, Baghdad, Istanbul, Beslan, Gaza, Bentalha, Kabul. 11 date emblematiche raccolte intorno agli 11 brani che compongono le tre Sonate di Bach. Centinaia di fotografie tratte dagli archivi dei reporter di guerra hanno fornito i fotogrammi drammatici che compongono la partitura di una coreografia che assimila quelle posture cercando un approccio irrisolvibile all’orrore.
“Considero Sonate Bach una tra le sedici coreografie che hanno fatto la storia del Novecento. Danzare l’angoscia, la paura, la morte assurda e ingiusta: impresa non facile che tuttavia riesce nella lancinante bellezza, madida d’intensità.”, ha scritto Marinella Guatterini.
Il lavoro nasce nel 2006 come riflessione sulle atroci tragedie che si abbattevano sui civili nelle guerre di quei decenni. Tutt’oggi la storia perpetua questo flagello e la ripresa di Sonate Bach assume la forma di una cerimonia che destina il tempo della danza alle declinazioni del dono e della compassione.
Centinaia di fotografie tratte dagli archivi dei reporter di guerra hanno fornito i fotogrammi drammatici che compongono la partitura di una coreografia che assimila quelle posture cercando un approccio irrisolvibile all’orrore.
La danza qui afferma lo sforzo di evocare da queste macerie di esistenza una bellezza impossibile e paradossale, da cesellare con lo strumento etico e politico per eccellenza: il gesto -afferma Sieni – L’attenzione torna quindi alla questione del corpo, al suo significato, alla sua complessità e attualità. Come ci indica Susan Sontag nel suo “Davanti al dolore degli altri”, la sola risposta che si offre è ancora quella rivolta allo sguardo del pittore del ‘300: la sublimazione della tragedia nella trasfigurazione artistica senza commento, che coinvolge insieme l’umano e il sacro, il singolare e l’universale.
Foto di Orlando Caponnetto