Danza: il Bolero di Ravel per orchestra e corpi in movimento

Firenze – Marga Nativo ha mantenuto la promessa. “Ballerò il Bolero”, aveva detto a se stessa quando era una ragazzina innamorata della danza che si sentiva coinvolta e ispirata dal ritmo incalzante della composizione di Maurice Ravel.

Lo ha fatto da insegnante e coreografa con la compagnia Flodance Corps di giovani danzatori allievi della sua scuola Florence Dance Center, presentando ieri  16 luglio un pezzo in prima assoluta nel cortile del Bargello dove è in corso la 28° edizione del Florence Dance festival .

Per portare sulla scena il più famoso bolero della storia della musica, Marga Nativo ha abbandonato le interpretazioni classiche delle scene rituali per concentrarsi sulla partitura di Ravel e realizzare una completa integrazione fra musica e danza, nella quale i corpi dei danzatori sono l’ulteriore strumento che entra in scena a rafforzare la trama armonica e a sottolineare la diversità timbrica dell’esecuzione.

Gli interpreti diventano dunque una seconda orchestra che porta sulla scena la trama compositiva del pezzo musicale. Il primo ballerino (Niccolò Poggini) è il direttore di questa orchestra , della quale danza l’insieme conclusivo, mentre  le sette ballerine interpretano con i loro movimenti lo strumento di riferimento (Virginia Cervelli Montel , Emilia Giubasso, Elisa Torrigiani, Alessia Ciurli, Lisa Piccioli, Elena Kirn, Virginia Porro).  “Vedremo la musica e ascolteremo la danza”, il programma della coreografa pienamente realizzato.

Del tutto diverso il concetto coreografico dell’altro pezzo in programma al Bargello. In Feeling, presentato dal gruppo di sperimentazione e ricerca Antitesi diretto da Arianna Benedetti.  Qui è la musica è al servizio del concetto coreografico, a sottolineare i movimenti e i gesti dei danzatori (Beatrice Ciattini, Matilde Di Ciolo, Veronica Galdo, Angelica Mattiazzi, Paolo Piancastelli, Niccolò Poggini, Silvia Remigio e Lorenzo Savino).

Feeling  rappresenta una sorta di educazione sentimentale, che parte dalle timidezze e dalla incapacità di esprimere i propri sentimenti propria dell’adolescenza, con i danzatori che preferiscono nascondersi dietro un maschera di indifferenza, e giunge alla maturità del rapporto con gli altri, al controllo consapevole delle proprie emozioni fino alla realizzazione dell’amore nella coppia.

Il concetto artistico si materializza sul palco attraverso la contaminazione di stili (modern, danza urbana e contemporanea) a comporre  un linguaggio originale per raccontare angosce, aspirazioni  e pulsioni  degli interpreti.

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