Leggiadria assoluta, danza per la danza, equilibro e grazia, ecco l’espressione migliore della performance del Grupo Corpo Brazilian Dance Theatre che sabato 10 ottobre ha calcato il palco del Teatro Valli.
Agili e snodate marionette da carillon che fanno del tempo, del ritmo, della sincronia dei movimenti la cifra esatta e perfetta di una espressione estetica, ipnotizzante, da lasciare senza fiato.
Perfetto. Perfetta la coreografia con la sua elastica presentazione delle possibilità del corpo, perfetta l’esecuzione e il grandissimo affiatamento ritmico dei danzatori. Uno spettacolo di quelli in cui alla fine il pubblico si guarda sorridendo.
Grazia ed elasticità, bellezza e facilità, ritmo ipnotico del movimento. Sintesi perfetta di ciò che ci si aspetta da una coreografia di danza moderna. L’astrazione coreografica si fa meno simbolica ma più estetica, in una espressione magnetica di gesti e colori.
Provenendo da due esperienza di danza contemporanea molto forti (Giulio D’Anna e il Ballet Du Nord) ci si sente addosso la sensazione di qualcosa di assai più legato alla tradizione e di meno dirompente, sicuramente meno scioccante.
Qualcosa che probabilmente non disturba, qualcosa che parla una lingua maggiormente conosciuta dal pubblico che, presente per vedere uno spettacolo di danza quello si trova davanti.
Manca un pizzico di gusto della sperimentazione, di rottura. Manca specialmente viste le grandi possibilità atletiche dei danzatori e l’estroso gusto per il movimento sotteso a questa rappresentazione.
Manca ma potrebbe essere che non ce ne sia nemmeno tutto questo bisogno perché non è poi necessario stare sempre in tirella, puntare sempre a quell’orizzonte degli eventi che tocca e cambia per sempre ogni esistenza.
Basta a volte l’esperienza estetica in sé.
La bellezza salverà il mondo?
PS lo scartoccino. Io ho un problema. Mi rendo conto, del tutto personale. A teatro, e con panico e terrore mi sto accorgendo che sempre più spesso mi accade anche al cinema o in qualsiasi altro luogo in cui si compia uno spettacolo pubblico, mi accade sempre di avere dietro, o di fianco, qualcuno che scartoccia caramelle. E lo fa con tempi biblici, nella lodevole ambizione di non disturbare impiega giorni a sfilare la più innocua caramella dal suo involucro. Sono candide nonnine ottuagenarie. Sono impensabili giovani hipster. Ma tutti, dietro di me, ad un passo dal mio orecchio, nessuno escluso, sembrano saper resistere alla bramosia di scartocciarsi con lentezza da slow motion una stronzissima caramelina scricchiolando, cincischiando, fragorosamente succhiando.
Ho una notizia per voi. Non finisce qui.