Danza alla Pergola: la purezza del Cantico di Virgilio Sieni

Firenze – Sono sempre più bravi. Per una volta partiamo dagli interpreti per raccontare un’opera di Virgilio Sieni, “Cantico dei cantici”, andato in scena (sul palco insieme agli spettatori) al Teatro della Pergola.  Tre coppie di danzatori della Compagnia fondata dal coreografo fiorentino giunti a una padronanza del gesto e della sua dinamica al punto di creare forme dalla perfezione geometrica. Come cristalli sempre più arditi che rimangono come in sospensione nell’aria anche quando sono stati sostituiti da altri, fino a dare agli spettatori una sorprendente sensazione di pienezza fisica.

La scena infatti è costituita da un grande cerchio dorato sul quale si proiettano gradazioni di luce, di penombra e di buio: “una pianura d’oro”, spiega l’autore, nella quale “accade qualcosa”. Negli otto momenti dello spettacolo quei sei corpi cantano l’amore come una preghiera antica, così come arcaiche sono talora le posizioni che assumono, riferimenti a una primordiale civiltà: mesopotamica dell’ispirazione del Cantico di Salomone, ma anche egizia o greca ben prima di diventare classica.

Nessuna traccia di decadenza in quelle scene. I corpi seminudi si cercano, si toccano, si amano, sperimentano l’esplosione di energia vitale che emanano. “Si odora di origine”: ancora una nota di Sieni. E all’origine c’è solo purezza e ingenuità. C’è l’autentica bellezza della sostanza umana.

Il  contrabbasso suonato in scena da Daniele Roccato accompagna i gesti e i movimenti con un alternato correre dell’archetto sull’acuto e sul grave, sul basso e sull’alto, sul forte, sul trattenuto e sul vibrato dando concretezza alle emozioni, agli imbarazzi, agli atti di tenerezza di quei giovani pastori.

A Sieni piacciono molto queste avventure coreografiche nel lontano passato, quando gli uomini vivevano in uno spazio sacro che li rendeva liberi dagli egoismi della fisicità, semplicemente perché non ne conoscevano il potere che corrompe la virtù più grande: l’onesta spontaneità dei gesti.

Le coppie escono ed entrano nel cerchio d’oro, sono quasi sempre tutti insieme, fino all’ultimo amoroso momento: due di loro restano soli. Un uomo e una donna, uno accanto all’altra, felici di guardarsi e di percorrere insieme il loro tratto di vita: “Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome sono un gregge di capre, che scendono dalle pendici del Gàlaad”, il canto di Salomone.

Gli interpreti: Claudia Caldarano, Luna Cenere, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Davide Valrosso. Presentato in prima assoluta a Reggio Emilia il 7 ottobre, il Cantico dei Cantici è uno degli eventi del Festival la democrazia del corpo (Teatro della Pergola fino a venerdì 14 ottobre).

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