Firenze – La danza di Virgilio Sieni è come un codice di ingresso nella storia dell’arte, della letteratura, dei grandi capolavori dell’umanità. Al Cango questa volta il coreografo fiorentino ci accompagna nel mondo della pittura francese a cavallo fra ottocento e il novecento, da Ingres a Cezanne, da Renoir a Matisse, attraversando il tema delle Bagnanti uno dei motivi ricorrenti nell’ambito della cultura figurativa transalpina.
E’ l’esplosione del nudo femminile non più ritratto nella lontananza algida dell’arte classica, ma nella forma viva e pulsante della donna desiderata e ammirata, corpo concreto che racchiude nella sua materialità il tempo e il mistero della natura.
Agli impressionisti, spiegano gli storici dell’arte, il tema delle bagnanti offre l’occasione di sperimentare la novità del loro linguaggio e nello stesso di imporsi all’attenzione in una società chiusa nel perbenismo e nei comportamenti improntati a una moralità di facciata.
A Sieni, questi corpi in posizione di serenità e sospensione dal turbine della vita suggeriscono un’altra tappa della sua ricerca sul gesto, come avverte il sottotitolo dello spettacolo andato in scena il 21 dicembre: “Le Bagnanti, archeologia del gesto”.
Così gli spettatori vengono accompagnati lungo i corridoi del Cango, come se stessero per entrare in un mondo sotterraneo dove si va alla ricerca dell’origine della comunicazione gestuale. Ci si ritrova alla fine in uno spazio avvolto in una nebbia fitta nella quale si intravedono i corpi immobili di sei figure femminili (Claudia Caldarano, Alessandra Fortuna, Agnese Lanza, Giulia Mureddu, Maya Oliva, Sara Sguotti) .
I corpi nudi prendono gradualmente sostanza grazie a una luce fra il rosso e l’arancione che li accarezza senza esporli con violenza: sono dipinti di argilla chiara ma le forme sono evidenti nella loro forza e, al tempo stesso, nella loro fragilità, che è il segreto primo della loro bellezza. In testa un turbante dai colori pastello copre i capelli.
Variando da posizioni statiche a posizioni dinamiche queste figure diventano da una parte citazioni viventi dei quadri di Ingres (La Bagnante di Valpinçon), Cezanne (le grandi bagnanti) e Matisse (les danceuses), e dall’altra creano gesti che le portano in contatto fra di loro in una sorta di sospensione che la nebbia rende ancora più espressiva. Vanno alla ricerca di un’armonia che esalta e trasfigura la loro nudità. Fino al quadro finale nel quale le sei danzatrici si raccolgono in un unico eterno femminino.
Rispetto alla prima versione che Sieni ha presentato al Tepidarium di Firenze, corpi esposti direttamente all’attenzione e all’emozione dello spettatori, qui al Cango lo studio sul nudo di Sieni ha raggiunto uno stadio di maturazione artistica che non è sfuggito agli spettatori.
Al Cango fino a domenica 23 dicembre