Firenze – Un pilastro del pensiero occidentale è la metafora del “Naufragio con spettatore”. Nei secoli si è riempita di diversi significati, diverse sensibilità, diverse interpretazioni dell’esistenza. L’osservare da lontano la furia della tempesta e la disperazione dei naviganti che essa travolge e annienta può essere rappresentazione del distacco epicureo dalla sofferenza, ma anche il fondamento teologico del libero arbitrio: “La contingenza, che fuor del quaderno de la vostra matera non si stende, tutta è dipinta nel cospetto etterno; necessità però quindi non prende se non come dal viso in che si specchia nave che per torrente giù discende”, spiega Dante nel Paradiso.
Per Roberto Zappalà, coreografo e regista, il “Naufragio con spettatore” presentato ieri sera nel cortile del Bargello è il modo più efficace per raccontare i drammi della contemporaneità: il mare metaforico della vita nel quale lo sventurato viaggiatore deve affrontare pericoli e sofferenze, senza una vera meta se non quella del sogno, è lo stesso mare fisico dove ogni giorno da anni si svolge il dramma dei migranti, molti dei quali pagano con la vita il desiderio di fuggire dalla violenza e dalla fame.
Un doppio significato (l’Odisseo dell’anima e il profugo della cronaca) scolpito nella dinamica dei corpi di due straordinari danzatori della Compagnia Zappalà Danza di Catania, Roberto Provenzano e Fernando Roldan Ferrer, nel linguaggio MoDem sviluppato da Zappalà, “basata su criteri, legati a flussi, a controlli, a esplorazioni articolari e muscolari, che il corpo quotidianamente esercita” e mette in interazione con l’altro.
Lo “spettatore” del naufragio e dell’alternarsi di paura e speranza, di solidarietà umana (“together again”) e di sopraffazione, fino al prevalere dei più bestiali istinti di sopravvivenza, è una donna (il soprano Marianna Cappellani) in una immobilità statuaria, che non mostra segni di emozione né tanto meno di partecipazione. Quando tutto è compiuto, si volta verso gli spettatori e canta l’Ave Maria di Charles Gounod. Una grande intuizione di Zappalà: il contrasto fra l’agonia di esseri ridotti alla bestialità dall’implacabile furia del mare e la dolcezza e l’abbandono del canto religioso.
L’unica via di riscatto per un’umanità fragile e senza scampo dal suo destino di dolore? O anche metafora della distanza fra quella umanità sofferente e condannata e un Occidente felix che può permettersi la consolazione della bellezza?
Zappalà e il suo drammaturgo Nello Calabrò hanno scelto per la danza del naufragio preludi e fughe del Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach eseguiti al piano da Luca Ballerini. Musica perfetta, di fronte a quanto avviene sul palco, per rappresentare la grandiosa indifferenza dello scatenarsi delle forse naturali.
Ispirato all’omonima opera di una grande pensatore del novecento, Hans Blumenberg, con spunti provenienti anche da opere d’arte come “la Zattera della Medusa” di Théodore Gericault, lo spettacolo è la prima tappa del progetto Odisseo “re-mapping Sicily” della compagnia di Catania. “Naufragio con spettatore” ha aperto la 28° edizione del Florence Dance Festival, che fa parte della rassegna Estate al Bargello. I direttori artistici Marga Nativo e Keith Ferrone hanno scelto una grande premiére.
Foto di Renato Mangolin