Danni e risarcimenti da lockdown: battaglie legali in Francia

Parigi – I prossimi mesi si annunciano fausti per gli studi legali francesi che dovranno scendere in campo numerosi a difendere ministri e assicuratori presi di mira per i danni subiti a causa dell’epidemia del coronavirus.

«Ordinando il lockdown che era solo una delle scelte possibili, i poteri pubblici sono responsabili dei pregiudizi subiti dagli imprenditori e i lavoratori indipendenti e dovranno loro un risarcimente»,  sostiene sulle pagine di Le Figaro l’avvocato e saggista Jean-Philippe Dulsol, facendo così intravvedere l’infinità di ricorsi possibili all’operato del governo nella sua gestione del Covid 19. Una gestione che del resto si é già tradotta in decine di denunce  contro il presidente Emmanuel Macron e i suoi ministri.

Intanto il settore della ristorazione, uno dei più colpiti del paese, ha avuto per la prima volta soddisfazione grazie alla Camera di Commercio di Parigi che ha intimato al colosso assicurativo Axa di indennizzare il proprietario di un ristorante costretto a chiudere l’esercizio per il coronavirus. Se la decisione verrà confermata in appello, Axa dovrà versare a Stéphane Manigold le spese di gestione fisse sostenute anche nel periodo della chiusura amministrativa del suo locale.

Manigold , forte del suo contratto di assicurazione che prevedeva il rimborso delle spese di gestione, aveva cominciato a battagliare già il 17 marzo, cioè tre giorni dopo la chiusura del suo ristorante, ma senza successo. La Camera di Commercio gli ha invece dato ragione e ha imposto a Axa di versare a Manigold il 20% del fatturato per tutta la durata della chiusura del locale. Una decisione, questa della camera di Commercio, che ha rallegrato il settore della ristorazione ma non quello delle assicurazioni che ora temono l’esito dell’ondata di ricorsi che si preannunciano su vari fronti.

Il governo intanto si deve già preparare a difendersi da un diluvio di denunce presentate alla Cour de Justice de la République: dall’inizio della quarantena ne sono piovute ben 71, soprattutto contro il ministro della sanità Olivier Véran e Agnés Buzy che l’aveva preceduta alla guida di questo dicastero e che ne hanno ricevute 29. Macron ne ha ricevuto solo 4 forse  perché durante il suo mandato presidenziale gode dell’immunità. A presentare e denunce vi sono medici, studenti che hanno lavorato nei seggi elettorali del primo turno delle amministrative, parenti di persone decedute per il Covid e semplici cittadini.

Difficilmente però, secondo i commentatori, queste denunce avranno conseguenze per i ministri, prima di tutto perché la Cour de Justice de la République gode della fama di tendere all’insabbiamento, seguendo coì una vecchia tradizione che limita fortemente le responsabilità dello stato e che nei secoli scorsi si traduceva nell’adagio che « il re difficilmente può sbagliare ». Secondo l’avvocato Dulsol, nel caso della gestione del coronavirus « la responsabilità dello stato é chiaramente coinvolta » in quanto «  se la situazione sanitaria si é imposta a tutti, il modo di affrontarla é stata una scelta » tanto é vero che « altri stati non hanno imposto la quarantena o almeno non in maniera così rigida », come ha fatto la Francia che ha limitato le libertà fondamentali, tra cui quella di muoversi liberamente e di lavorare.

Ciononostante anche lui riconosce però che le questioni giuridiche sono numerose e vanno dalla « qualifica di questo ufo che è lo stato di emergenza sanitaria alla valutazione del rispetto del principio costituzionale di precauzione sia nei confronti dell’impreparazione del sistema sanitario francese che della necessità di prendere misure così severe per rimediarvi ». Per evitare un annoso dibattito invita perciò lo Stato a passare dal « piano giuridico a quello della giustizia » decidendo di indennizzare tutte le aziende che hanno subito danni per colpa dell’epidemia.

L’onda d’urto dell’epidemia  comincia già a farsi sentire sul tessuto industriale del paese, finora sorretto dal generoso meccanismo di aiuto varato rapidamente dal governo che ha messo in cassa integrazione 12 milioni di persone e intervenuto con oltre 80 miliardi in soccorso di quasi 500.000 aziende. Ora però tutti si attendono alla resa dei conti con gravi danni sociali. Lo stesso ministro dell’economia Bruno Le Maire ha avvertito che ci saranno fallimenti e licenziamenti. Le otto settimane di quarantena sono costate 120 miliardi all’economia francese di cui 40 pesano sulle aziende.

 

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