“La nostra Regione – dice – è tra le poche ad aver sempre messo in campo investimenti importanti. I nostri sindaci, con le Autorità, hanno deciso tariffe sostenibili già undici anni fa che non superano i 240 euro l'anno, quattro caffè comprati al bar a settimana. Oggi questa assunzione di responsabilità permette alla nuova Autorità Idrica Toscana di non aumentare le bollette come accadrà in altre Regioni in ritardo con gli investimenti e alle aziende di poter lavorare e garantire efficienza nel servizio ai cittadini”.
Il 2013 è un anno importante per il servizio idrico e la gestione dell’acqua. L’Autorità nazionale (l’Autorità dell’Energia e del Gas ha preso in carico anche il settore idrico) e la nuova Autorità Idrica Toscana (che unisce in un solo ente gli ormai vecchi sei Ato territoriali della nostra Regione) hanno lavorato, dopo anni di stallo, sulla nuova tariffa idrica e questo porterà cambiamenti anche in Toscana, dove grazie all’Ato unico ci sarà una sola bolletta per tutto il territorio. Intanto il lago di Bilancino è tornato ad essere pieno (69 milioni di m3 d’acqua invasati) dopo un’annata, il 2012, di grandi difficoltà dovute ad una durissima siccità che si è protratta fino all’autunno scorso. Di questo e di altro abbiamo parlato con il presidente di Publiacqua Erasmo D’Angelis, da poco rinominato per il suo secondo mandato alla guida dell’azienda del servizio idrico della Toscana Centrale:
Presidente, cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova tariffa idrica e dal lavoro che sta svolgendo l’Autorità Idrica Toscana?
Molto. Intanto è importante sottolineare che finalmente anche il settore idrico ha delle authority pubbliche e indipendenti degne di queste nome. Era ciò che serviva al nostro settore in balia degli eventi dopo il referendum e la generale fuga dalle responsabilità. La nuova tariffa provvisoria decisa dall'autorità nazionale porterà sicuramente aumenti in molte regioni italiane dove i servizi sono arretrati e da paese in via di sviluppo, fortunatamente la Toscana si è mossa per tempo e con senso di responsabilità soprattutto verso le generazioni future, i sindaci hanno deciso una bolletta sostenibile che non supera i 240 euro, quattro caffè comprati al bar a settimana, ed hanno permesso alle aziende di poter fare opere e investimenti per un servizio idrico efficiente e di livello europeo. Per questo noi non avremo aumenti in bolletta.
Giravano cifre grandi il doppio…
Bufale. Era il giochino a chi la sparava più grossa con tariffe virtuali. La realtà è questa: nel 2012 una famiglia media nell’area di Publiacqua, e cioè più di un terzo degli abitanti della Toscana, ha consumato 117 metri cubi e pagato 240 euro per un consumo medio pari a 250 litri al giorno a testa. La nostra acqua del sindaco è ottima da bere, e i costi non sono minimamente paragonabili a quanto spende la stessa famiglia media per l’acquisto di acque imbottigliate al supermercato nell'ordine di 300 euro l'anno. Perché questa spesa non crea né scandali e né proteste? E perché la Toscana continua a restare in vetta alla classifica delle regioni europee che consumano più minerali con concessioni pubbliche a costi ridicoli?
Ci sarà ancora la remunerazione del capitale investito eliminata dal referendum?
No. E' stata cancellata e l'autorità ha risolto il problema degli investimenti a cui devono far fronte le aziende – circa 2 miliardi nell'intera Toscana in 10 anni – garantendo la copertura di tutti i costi del denaro cioè degli interessi da pagare alle banche per prestiti strutturati di grandi entità. Era l'unica via d'uscita per evitare il blocco degli investimenti e il degrado della risorsa. Purtroppo lo Stato non prevede finanziamenti per acque, fognature e depurazione e nemmeno Regione, province e Comuni e possiamo soltanto far quadrare i conti con le tariffe pagate da noi cittadini.
In tempo di crisi, però, anche qualche euro può fare la differenza.
Sicuramente e noi aziende pubbliche siamo attente alle fasce deboli e alle famiglie in difficoltà. Da noi è tutelato l'utente che non ce la fa. Lo scorso anno abbiamo dato una grossa mano a circa 4.700 utenti e tra questi moltissime famiglie con licenziati e cassaintegrati, separati e pensionati che non arrivano nemmeno alla seconda settimana del mese.