Non sappiamo se e quanto le parole d’amarezza del consigliere comunale Pd Ernesto D’Andrea, aspirante partecipante alle primarie per la poltrona di sindaco di Reggio e pre-trombato dalla clausola delle 260 firme di iscritti al partito nonostante un numero di firme di “cittadini semplici” non inferiore a quelle raccolte da Luca Vecchi, corrispondano al vero. Ci fosse del verosimile anche solo nella metà del suo sfogo “dopo 13 notti insonni”, quelle tormentate del count-down prima dello stop alle firme, ci sarebbe di che preoccuparsi per il futuro governativo della città. D’altronde subito dopo l’annuncio della sua discesa in campo, una parte del sistema mediatico locale, specie quello web fintamente libero, realmente paraculo e rabdomantico verso gli spostamenti di potere, l’aveva fatto oggetto di una simpatica campagna pre-elettorale arrivata al civilissimo punto di metterne in dubbio la dignità amministrativa per le sue origini meridionali. Gli stessi per intenderci che si indignano e ti danno del becero razzista quando qualcuno sventola l’inutilità del ministero della Kyenge. Nel silenzio generale.
La pratica del doppiopesismo giudicativo e la facilità di affibbiare l’appellativo di “fascista” e “squadrista” al contendente (ieri a Berlusconi, oggi ai grillini), è ampiamente praticata dal Partito Democratico che ha quasi sistematicamente perso il treno elettorale puntando tutto sull’incartamento antifascista senza riempire di contenuti (possibilmente socialdemocratici) l’involucro della presunta superiorità morale. I ritmi dei cambiamenti globali e i linguaggi della modernità sono oggi terribilmente più complessi delle rispostine “civili” tutte Resistenza e diritti di cittadinanza che si liquefanno davanti alle urgenze della società.
Per questo il probabilissimo vincitore delle primarie di coalizione (e probabile futuro primo cittadino di Reggio Emilia) Luca Vecchi, dovrà lavorare e dare il buon esempio per scrostare dal partitismo e dalle acritiche logiche di appartenenza la sua squadra. Che la dissidenza interna e la critiche costruttive sono il sale del miglioramento di qualsiasi linea politica: ti allontano dalle logiche di palazzo e ti avvicinano alle realtà delle piazze.